La Sibilla di Pasquale Viscuso, il simbolico rapporto tra il finito e l’infinito

Arte, Cultura & Società

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Il termine espressionismo astratto fu applicato per la prima volta all’arte americana nel 1946 dal critico d’arte Robert Coates, fu usato per la prima volta in Germania nel 1919 nella rivista Der Sturm, riguardante l’espressionismo tedesco. Negli Stati Uniti, Alfred Barr fu il primo ad usare questo termine nel 1929 in relazione alle opere di Wassily Kandinsky.

Pasquale Viscuso appartiene a questa ampia corrente di artisti che liberando il gesto pittorico da schemi precostituiti, dilata ed estende implicazioni filosofiche e formali alla sua ricerca artistica.

I campi cromatici sono usati nella “Sibilla” di Pasquale Viscuso per dissolvere vari gradi di astrazione e trasmettere un potente contenuto emotivo, avente un senso morale alienato dalla globalizzazione dell’immagine femminile di una società effimera e consumistica.

La sua enfasi sulla creazione spontanea, automatica o subconscia crea un’interpretazione della visione totemica che si fa anche dramma esistenziale, Sibilla è dunque non un quadro ma un evento vitale.

La meraviglia della folgorazione comunicativa del maestro dell’astrattismo siciliano coinvolge attraverso ancestrali messaggi di bellezza e di simbolismi rivelando l’essenza stessa della donna Sibilla, impressionando tutti col suo messaggio subliminale. La solitaria intimità del suo sguardo è impresso qui in una figura frontale che guarda verso lo spettatore in maniera rivelatoria, quasi volesse sfidare l’immobilismo del tempo attraverso il suo trasformismo grafico.

La dislocazione figurale dei colori caldi come il rosso tramonto, arancio, giallo, verde e la venatura di freddo azzurro, disposto a fasce oblique e vorticistiche, ne contorna e amplifica la funzione di condizione-metafora intrinseca al corpo femminile.

Il vorticismo orbicolare segna i tratti della figura della Sibilla attraverso pennellate abili e nette che delineano l’opposizione del “soggetto definito” al suo sfondo geometrico finito nel quale essa è racchiusa.

Il rosso, colore dell’amore e del sangue, della passione e della fierezza, il colore di chi insegue libertà e le alte cime alte della trascendenza, è protagonista di questa tela dall’equilibrio perfetto che sconfina nel concettuale attraverso il suo armonico intreccio cromatico che crea unitarietà e al contempo dissolvenza.

I significati cromatici che racchiudono l’intera tavolozza e l’opposizione del vorticismo sferico alle linee che s’intersecano a maglia sullo sfondo indicano l’Eternità personificata nel femminile della Sibilla, la donna dall’intuito eletto, racchiuso in un cosmo olografico preordinato, limitato, nel quale il soggetto stesso reca una mimetizzazione per far sussistere la sua diversità esistenziale.

Dott.ssa Melinda Miceli critico e storico d’arte 

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