Mafia,39anni fa l’omicidio Pio La Torre

Politica

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Trentanove anni fa la mafia uccideva uno dei suoi più acerrimi nemici, il politico e sindacalista del Pci Pio La Torre, trucidato a Palermo mentre stava raggiungendo la sede del partito a Via Turba a bordo di un’autovettura guidata dal compagno di partito Rosario Di Salvo, che perde la vita insieme a lui. Fu La Torre a presentare la proposta di legge volta all’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, fino a quel momento non passibile di condanna. La proposta prevedeva inoltre la confisca dei beni riconducibili alle attività illecite dei condannati ed una volta approvata è divenuta nota come legge Rognoni-La Torre (Legge 13 dicembre 1982 n. 646), segnando uno dei momenti più importanti nella storia della lotta alla Piovra. Ricordando l’anniversario, il deputato deputato dem Carmelo Miceli, della Commissione parlamentare Antimafia, ha sottolineato la necessità di “ricordare il sacrificio e il coraggio di questi uomini. Per non dimenticare chi ha dato la propria vita per consegnare a noi una società e un mondo più libero e più giusto”.

CASELLATI. In un video messaggio inviato dal Presidente del Senato Elisabetta Casellati al Centro di Studio e Iniziative culturali Pio La Torre in occasione del trentanovesimo anniversario dell’assassinio del dirigente comunista e di Rosario Di Salvo, la seconda carica dello Stato parla di una “memoria non retorica, ma viva, feconda e attuale, soprattutto per i valori forti e gli ideali alti” di cui Pio La Torre è espressione. Secondo la Casellati, la biografia del padre della legge sulla confisca dei beni mafiosi rappresenta “un manifesto” dell’impegno “per l’uguaglianza dei cittadini e la giustizia sociale, per la tutela dei diritti dei lavoratori contro ogni sopruso, per l’importanza delle formazioni sociali, nelle quali le istanze e le rivendicazioni dei singoli trovano sintesi e rappresentanza e poi la centralità delle Istituzioni e della politica”. “Al Consiglio Comunale di Palermo, all’Assemblea Regionale Siciliana sino alla Camera dei Deputati, la sua attività politica – aggiunge Casellati – è stata vissuta come servizio per il Paese e per i cittadini.Il profondo attaccamento al valore della legalità si è tradotto nella capacità di promuovere e realizzare iniziative legislative che hanno lasciato il segno nella lotta contro la mafia. Tutto ciò sostenuto dalla coscienza del fondamento etico della politica.  E proprio questa testimonianza ha tanto da insegnarci nel presente. Nei tempi drammatici che stiamo vivendo, la dedizione disinteressata al bene comune, l’onestà e la trasparenza rendono le Istituzioni un riferimento forte e solido.

Mai come ora abbiamo bisogno di sentire la presenza dello Stato. Nella protezione della salute, nel rilancio dell’economia, come nella tutela dei più fragili. In questa sfida decisiva, sarà preziosa l’eredità morale di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. E preziosa continua ad essere l’attività culturale che il Centro Studi, espressione di questo patrimonio ideale, svolge nella società siciliana ed italiana”.

ALLE 15 WEBINAR DEL PD. “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Sono queste parole di Paolo Borsellino a orientare il webinar organizzato da Antonio Viscomi, deputato calabrese del Partito Democratico, che sarà trasmesso in diretta streaming sul proprio profilo Facebook oggi, venerdi 30 aprile, alle ore 15.00.  All’evento online parteciperanno: Graziano Delrio, Paolo Siani, Sandro Ruotolo, Nicola Pellicani e Paolo Lattanzio.

“Della mafia – ha detto Viscomi – bisogna parlarne e parlarne in modo aperto, per informare, per capire, perché nessuno possa dire: non sapevo. Bisogna parlarne senza timore, per rafforzare chi la combatte e per questo rischia di essere delegittimato e isolato, classiche strategie mafiose per annientare gli avversari ovunque essi si trovino ad operare. Della mafia, anzi delle mafie, bisogna parlarne e parlarne in modo corretto, per evitare di trasformare tutto in mafia e vedere la mafia in tutto, fino a farla diventare per questa via facile giustificazione per silenzi e omissioni”. “E – conclude Viscomi – bisogna parlarne al di là ed oltre le aule giudiziarie, così come al di fuori delle stesse aule devono essere letti gli atti processuali, non per sostituirsi a giudici ed avvocati, che il loro mestiere devono e sanno fare, ma piuttosto come chi osserva e cerca di comprendere i dinamismi oscuri e pervasivi della società, dell’economia, della burocrazia, della politica.

Perché solo scendendo nelle righe di quelle pagine c’è la possibilità e la responsabilità di riprenderci spazi di libertà e di futuro.  Per questo aveva ragione Paolo Borsellino: parlate della mafia, con tutti i mezzi, ma parlatene.  Ma soprattutto ai mafiosi, qualunque sia il loro vestito, bisogna saper e voler dire: no, con voi neanche un caffè”.

NELLA FOTO: Pio La Torre (a destra) con Luciano Lama.

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