Processo per gli abusi sessuali in Vaticano: comunque andrà a finire si farà la storia

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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A seguito del servizio mandato in onda nell’ultima puntata delle Iene, è diventata notizia di forte richiamo mediatico l’inizio del processo all’interno delle mura vaticane nei confronti di Gabriele Martinelli e Mons. Enrico Erice. Il primo è accusato di abusi sessuali, mentre il secondo è accusato di falsificazione di documenti e di false dichiarazioni. In parallelo anche la Procura della Repubblica Italiana ha aperto un fascicolo sulla questione. Come potrebbe andare a finire? Perché sarà comunque storia?

I fatti oggetto dei procedimenti giudiziari risalgono a circa 8 anni fa quando, nel preseminario della Città del Vaticano, secondo alcuni testimoni, Gabriele Martinelli (seminarista) avrebbe abusato sessualmente di alcuni seminaristi. Mons. Erice, invece, essendo all’epoca dei fatti responsabile della struttura dove sono avvenuti i presunti delitti, è accusato di aver fatto di tutto per insabbiare l’intera vicenda.

Sebbene lo Stato del Vaticano ci abbia oggettivamente impiegato un po’ di tempo per l’apertura del procedimento giudiziario (8 anni dall’accadimento dei fatti), attualmente risulta avviato un procedimento giudiziario secondo le disposizioni previste dal diritto canonico.

Già parecchi dubbi sono stati sollevati sull’imparzialità dell’organo giudiziario Vaticano che, secondo alcuni dei testimoni coinvolti nel processo, propendono verso la parte dell’imputato in modo da salvaguardare l’immagine della Chiesa.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Procura della Repubblica Italiana che ha aperto un fascicolo sui fatti oggetto di denuncia. La legislazione italiana ha “costruito” negli anni un impianto processuale atto a garantire la massima imparzialità degli organi giudicanti, quindi staremo a vedere.

Per la legge italiana, il reato di violenza sessuale è previsto  dall’art. 609 bis del codice penale il quale, prevede una pena di base pari a dodici anni di reclusione. Se la vittima del reato è un minore, la pena è assoggettata ad un significativo aumento.

Per la legge Vaticana, sebbene sia stato avviato un processo, ad oggi non esiste una specifica norma che censuri i casi di violenza sessuale.

È la prima volta nella storia che viene avviato un processo per abusi sessuali avvenuto tra le mura vaticane e per questo, tra le parti, la tensione è altissima. Basti pensare che in una deposizione verbale in udienza, le “alte sfere” vaticane hanno apostrofato Kamil, uno dei testimoni chiave dell’intera vicenda, come “..Un bugiardo e psicopatico”, motivo per cui, lo stesso Kamil, ha fatto espressa richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale, per poi devolverne il ricavato ad una “onlus” che si occupa di tutelare i disabili di mente.

È una vicenda che scotta e, comunque andrà a finire, creerà un precedente “miliare” nella storia millenaria della Chiesa, come già detto si tratta del primo processo per abusi sessuali dall’inizio della sua esistenza. Gli scenari futuri sono due: l’assoluzione dell’imputato o la condanna. Nel primo caso si potrà immaginare quanto grideranno al complotto le varie associazioni a tutela delle vittime e in caso di condanna per la Chiesa si tratterebbe con ogni probabilità di uno dei colpi più bassi della sua storia.

Anche per la nostra Repubblica su tratta di un circostanza molto delicata. La chiesa è radicata sul nostro territorio da prima della nascita dello Stato Italiano e, oggettivamente, fino al momento alla “separazione” avvenuta mediante la sottoscrizione dei patti lateranensi, la cultura del nostro territorio si è evoluta in simbiosi con quella della chiesa. Ad ogni modo, anche se per l’art. 7 della Costituzione, lo Stato e la Chiesa sono “indipendenti e sovrani”, in verità la religione cristiana è, ancora oggi, radicata in maniera capillare su tutto il territorio nazionale e, una eventuale sentenza di condanna condurrebbe a una prima insanabile frattura.

Tommaso Gioia

 

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