Il Bio-Campus di Roma e la Statale di Milano proseguono la sperimentazione sui cani antiCovid. Il loro fiuto potrebbe essere impiegato per individuare la presenza di composti organici volatili associati al Covid-19 sulle persone. Dopo mesi di sperimentazione si è giunti a percentuali di successo superiori al 90%.
Ci vorrà ancora del tempo per ultimare la sperimentazione. Si tratta di un sistema che sarebbe in grado di garantire tempi di screening decisamente inferiori al tampone più rapido che si ha oggi a disposizione, 30 secondi anziché 15 minuti.
Nicola Decaro, professore ordinario di Malattie infettive degli animali all’Università di Bari, spiega: “L’eccezionale abilità dei cani è il fiuto. Possiedono un numero di recettori olfattivi fino a 100 volte superiore all’uomo. Nell’uomo ci sono circa 5-6 milioni di recettori mentre nel cane 300 milioni. Ciò conferisce a questa specie animale, opportunamente addestrata, la capacità di rilevare tracce di determinate molecole. Lasciando stare quello che accade per gli esplosivi e per le droghe, già per i tumori ci sono sperimentazioni in corso con degli ottimi risultati. La metodica si basa sulla capacità di questi animali di individuare dei metaboliti che possono essere presenti in vari fluidi biologici, come il sudore o la saliva di persone affette da tumore”.
I nostri amici a quattro zampe possono rivelarsi preziosi alleati anche nella lotta contro il Covid.
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