Intervista a Manuel Sorrentino (Farm Animal Trade)

Campania

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La scuola è sempre vista come un luogo prettamente legato alla didattica e di conseguenza alle singole materie studiate durante l’orario scolastico, ma non viene considerato come per l’industria il suo “indotto”, che in questo caso costituisce l’insieme delle attività che concorrono alla formazione professionale e in particolare imprenditoriale.
La scuola avverte la necessità di confrontarsi con il mondo intero e grazie al progresso e alle nuove tecnologie è stato abbattuto in termini di spazio e tempo ciò che li divideva in passato.
Si parla di educazione all’imprenditorialità alle scuole superiori, in particolare all’Istituto Tecnico Industriale “G.B Bosco Lucarelli”, dove un gruppo di ragazzi seguiti dal prof. Carlo Mazzone si è messo in gioco mostrando empatia, tenacia, creatività e passione creando un team affiatato e motivato nel raggiungere il proprio obiettivo.
Il loro progetto Farm Animal Trade, che è nato tra i banchi di scuola, è un marketplace per la compravendita di animali da allevamento che garantisce la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti riducendo tempi e costi.
Il lavoro svolto dal team non era fine solo alla competizione alla quale hanno partecipato, che hanno brillantemente vinto sia a livello regionale che nazionale, classificandosi come “Migliore Impresa JA 2019” e rappresentando l’Italia in Francia conquistando il 3° posto a livello internazionale, ma hanno dimostrato la forte scalabilità della loro idea e hanno deciso di renderla effettiva, costituendo la loro impresa.
“Prendete un’idea. Pensate, sognate su di essa. Lasciate che il cervello, i muscoli, i nervi, ogni parte del vostro corpo sia pieno di questa idea e isolatevi da tutto il resto. Questa è la strada per il successo” – Swami Vivekananda.
Decidiamo di incontrare una delle giovani menti brillanti, Manuel Sorrentino, Co-Founder di F.A.T, ossia l’idea “made in Sannio” che ha contribuito all’innovazione e in particolare al concetto di Agricoltura 4.0, portando soluzioni concrete partendo dal proprio territorio.

1) Com’è nato F.A.T.? Da quante persone è composto il suo team?


Farm Animal Trade (F.A.T.) nasce tra i banchi di scuola dell’ITI G.B. Bosco Lucarelli di Benevento, come “mini-impresa” per il programma “Impresa In Azione” di Junior Achievement Italia.
Junior Achievement (JA) è la più grande associazione non profit al mondo riguardo l’educazione economico-imprenditoriale nelle scuole e JA Italia ne è la divisione italiana, attiva dal 2002.
Attraverso programmi come “Impresa in Azione”, aiuta i giovani a sviluppare quel mix di abilità trasversali quali spirito d’iniziativa, assunzione di responsabilità, teamworking, perseveranza, creatività, negoziazione, fiducia in sé stessi che, uniti a competenze di tipo economico-finanziario, costituiscono una competenza “imprenditoriale”.
Lo scopo di ogni mini-impresa è ideare, realizzare e, se riesce, vendere un prodotto o servizio innovativo.
Tutte le mini-imprese, verso la fine dell’anno scolastico, si sfidano in una competizione organizzata con una fase regionale, nazionale ed internazionale.
Con F.A.T. abbiamo vinto la fase regionale, a Maggio 2019, guadagnandoci l’accesso alla fase nazionale, dove si sfidano i vincitori di ogni regione.
La fase nazionale “Biz Factory” si è svolta a Milano dal 3 al 5 giugno e anche qui F.A.T. ha vinto il primo premio, diventando la miglior impresa JA Italia 2019.
Inoltre, per la prima volta, in 16 anni che si svolge la competizione, ha vinto una scuola del meridione.
La vittoria ci ha garantito l’accesso alla fase internazionale, dove abbiamo sfidato altre 40 mini-imprese, provenienti da tutta Europa, conquistando il terzo posto.
Inizialmente il team era composto da 10 persone, adesso siamo rimasti in 5 e siamo intenzionati a trasformare F.A.T. in una vera e propria startup.
Ovviamente ognuno ha ed avrà un suo ruolo, stiamo studiando e lavorando per acquisire le competenze necessarie per ricoprirlo, anche se, soprattutto all’inizio in cui i ruoli non sono e non saranno così definiti, ci aiutiamo dove è necessario in un percorso di crescita comune.
Lavorare con i propri compagni di classe, ma soprattutto con i propri amici, ci ha fatto capire l’importanza delle abilità di teamworking.
Anche se è molto difficile bisogna riuscire a separare l’essere colleghi con l’essere amici, si possono avere visioni ed opinioni diverse e l’essere amici non ti deve frenare dal mettere sul tavolo ciò che pensi.
Abbiamo notato che gli “scontri” e la sincerità che ti porta ad avere il lavorare insieme va anche poi a rafforzare i rapporti.


2) Quali sono le funzioni e i servizi offerti dall’azienda?


F.A.T. nasce per portare l’Agricoltura 4.0 anche nel settore dell’allevamento, digitalizzando alcuni aspetti fondamentali legati alla gestione delle aziende. Principalmente è un market place per la compravendita di animali da allevamento.
Al momento un allevatore quando vuole acquistare o vendere un capo di bestiame deve affidarsi a figure intermediarie, che con le proprie conoscenze combineranno la transazione.
Affidarsi a questi intermediari comporta un costo, sia in termini economici che in termini di tempo. Inoltre, riescono a commercializzare i propri prodotti solo nel territorio circostante, precludendosi molte possibilità economiche.
Con Farm Animal Trade gli allevatori possono vendere ed acquistare autonomamente i propri capi, pubblicando o cercando annunci in una bacheca unica nazionale, così da risparmiare il tempo ed i costi dell’intermediazione, ma soprattutto possono pubblicizzare i propri prodotti e la propria azienda agricola, su tutto il territorio, tramite un vero e proprio profilo in cui mostrare la propria azienda, i capi, i mangimi, descrivere come curano e nutrono gli animali, così da valorizzare il proprio lavoro e cogliere nuove opportunità commerciali.
Il market place sarà affiancato da una serie di servizi specialistici, tra cui un servizio di trasporto, un servizio di assistenza per le pratiche burocratiche e primo insediamento ed un servizio di editor fotografico per confezionare al meglio il proprio profilo.
Quando parliamo di capi di bestiame una delle questioni più importanti è la sicurezza alimentare, e lo è anche per noi.
Quando un allevatore vuole caricare l’annuncio di un capo di bestiame dovrà obbligatoriamente allegare codici di tracciabilità e certificati sanitari rilasciati dall’ASL, per dimostrare la provenienza e la sicurezza dei propri animali.
In aggiunta alla tracciabilità legale, ogni animale commercializzato su FAT avrà un codice prioritario che servirà a seguire il capo lungo tutta la filiera, fino al consumatore finale.
La tracciabilità FAT permette davvero di far conoscere consumatore e produttore.
Il macellaio che vende carne acquistata su FAT potrà esporre, o incollare sulle vaschette, un QR Code per quello specifico capo che, quando scannerizzato, mostrerà dettagliatamente ogni passaggio del capo lungo la filiera, fino a mostrare il profilo dell’azienda dove il capo è nato e cresciuto.
I vantaggi di mettere in contatto consumatore e produttore sono molteplici. Immagina un ristorante di Milano che per caso assaggia la carne prodotta in un paesino sperduto della Campania: scannerizza il QR Code, guarda il profilo dell’allevatore, lo contatta e si accordano per una fornitura periodica di carne.
Data la qualità riconosciuta a livello mondiale delle nostre carni non è difficile immaginare lo stesso processo tra l’Italia ed un altro stato.
Oltre a pubblicizzare e valorizzare la propria azienda, profilare i consumi permette all’allevatore di stimare più correttamente la domanda, così da evitare di sovra-produrre sprecando soldi ed inquinando inutilmente l’ambiente, o di sotto-produrre, non sfruttando al meglio le proprie potenzialità.

3) Essendo ancora uno studente, qual è stato e qual è il suo attuale percorso di studi? Consiglia la facoltà della sua città?


Le idee sul mio percorso scolastico si sono stravolte nel tempo. Alla fine delle scuole medie ho scelto l’ITI Lucarelli, indirizzo “Informatica”.
La scelta è stata dettata sicuramente da una passione nelle materie che sarei andato a studiare, ma anche perché ero convinto di non voler continuare con l’università, quindi cercavo il cosiddetto “diploma finito”, che mi permettesse di affacciarmi subito al mondo del lavoro.
Durante le superiori ho poi capito di voler continuare con l’università, la scelta più logica sarebbe stata Ingegneria Informatica o Informatica.
Questa scelta era però contrastata da una crescente passione per l’economia, nata principalmente informandomi per poter parlare con cognizione durante le accesissime discussioni di politica con i miei compagni di classe, che ancora oggi, ovviamente con una consapevolezza diversa, ci accompagnano.
Il dubbio tra passare ad economia o continuare con informatica è stato risolto dalla partecipazione ad Impresa In Azione, che mi ha fatto capire di voler studiare e, si spera, lavorare in questo campo.
Adesso frequento la facoltà di Economia Aziendale all’Università Degli Studi del Sannio, nella mia città, Benevento.
Sono molto soddisfatto della mia scelta e mi sento assolutamente di consigliare ad altri ragazzi questa facoltà.
Permette di studiare tutte le principali branche dell’economia, dal management alla finanza, dalla ragioneria al marketing, permettendo poi di specializzarsi con le lauree magistrali.
I docenti sono molto preparati, ci sono nomi come Brancaccio, Realfonzo o Resciniti, famosi a livello nazionale, che anche in quest’anno difficile sono riusciti a coinvolgerci nelle lezioni, mitigando, per quanto possibile, i disagi della DAD.

4) Cosa suggerirebbe ad un neo-diplomato/neo-laureato?


Il mio suggerimento è di fare quante più esperienze pratiche possibili, associazionismo, progetti, corsi, tutto ciò che vi permetta di mettere le mani in pasta. Il problema dell’istruzione italiana, lo si dice da sempre, è l’essere poco rivolta al “saper fare”, cosa ovviamente richiesta dal mondo del lavoro.
Per evitare di trovarsi spiazzati ad un colloquio, o al primo giorno di lavoro, è necessario fare esperienza, sto per dire una cosa magari impopolare, anche sacrificando del tempo allo studio.
Fare volontariato, anche nella piccola associazione di paese, vi permette di acquisire delle competenze fondamentali per lavorare, vi insegnerà ad esempio a relazionarvi con le persone, cosa che generalmente in un colloquio ha più peso del ricordarsi a memoria una formula.
Ovviamente ciò non significa che studiare non sia fondamentale, bisogna fare qualcosa che permetta di applicare, anche in piccolo, quello che si sta studiando man mano.

5) Cosa pensa dei giovani/colleghi che lasciano la città in cerca di nuove opportunità lavorative?


È un fenomeno che conosciamo tutti, talvolta necessario, data la reale assenza di opportunità in alcuni territori.
Non c’è nulla di male nell’andare a studiare o lavorare fuori, anzi è una grande fonte di crescita.
Si dovrebbe però poi tornare ad investire nel proprio territorio, così da permetterne lo sviluppo.
Ovviamente è facile da dire ma molto meno da fare, non tutti si sentono di sacrificare, ad esempio, uno stipendio o un’opportunità di vita migliore per tornare nel proprio paese e generare un beneficio che vivrà la generazione successiva.
Questa impresa è possibile solo con una forte cooperazione tra il sistema pubblico, in tutti i suoi livelli, ed il privato.
Ognuno di noi deve prendersi le proprie responsabilità ed equilibrare interessi personali con interessi collettivi, agendo in prima persona, dove possibile, per “migliorare qualcosa” e non pensare sempre che tocchi farlo a qualcun altro.
Citando Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

Enza Cappabianca

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