In attesa del voto di mercoledi’ sulla giustizia e Bonafede, il premier Conte cerca di convincere i responsabili. Lonardo chiede ‘garanzie’ prima del si al guardasigilli. Italia viva apre ma Conte non ne vuole sapere. Mentre Tabacci va da Di Maio e chiede un Conte-ter. Intanto nella Capitale la Raggi si blinda e riprendendo le deleghe date al vicesindaco e a un assessore.
Il voto dell’Aula sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si avvicina e per Conte la situazione non sembra facile. Trovare i numeri è un’impresa, e il premier potrebbe essere costretto ad aprire ad un Conte-ter. Intanto, il pressing su Palazzo Chigi e’ aumentato. Mercoledi’ la Camera votera’ su Bonafede, Al Senato potrebbe toccare giovedi’. Se la maggioranza andasse sotto Conte sarebbe costretto a dimettersi e il Colle non gli darebbe un incarico esplorativo.
Bruno Tabacci, dopo un incontro con Di Maio a Palazzo Chigi – dove il presidente di Cd si reca due volte nel giro di poche ore – parla di campo “liberal-democratico” da occupare nel Paese. Poi di dare vita ad un Conte-ter con tanto di dimissioni e crisi pilotata. La prospettiva sarebbe quella di guardare a FI, o a Iv. Il gruppo dei renziani con una nota, fa un passo in avanti sul dialogo ma appare difficile che il premier torni suoi suoi passi e tratti con il leader di Italia Viva. L’obiettivo di Conte resta quello di “svuotare” Iv. Un nuovo governo, anche guidato Conte ma senza Alfonso Bonafede a Via Arenula e sostenitore di una chiara svolta garantista sarebbe la condizione posta da una pattuglia di senatori potenziali “volenterosi” di FI – alcuni parlano di 7, altri di 13-15 – per confluire in un nuovo gruppo che appoggi l’esecutivo. L’operazione, secondo alcun voci insistenti, vedrebbe il coinvolgimento dell’attuale Vice Presidente della Camera Mara Carfagna, anche se il suo staff smentisce.