Schiuma in mare: è tutto ok!

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Alcuni mesi fa è stata segnalata la presenza di schiuma nel mare di Baia Domizia tra il Comune di Cellole e quello di Mondragone. Intervenuta l’ARPAC di Caserta ha rilevato: “Tracce di tensioattivi e una significativa proliferazione di fitoplancton, in particolare di specie di microalghe non considerate tossiche per l’uomo, ma che possono causare una colorazione anomala delle acque”. In altri casi, però, specialmente nel passato, l’inquinamento marino è stato causato dal cattivo funzionale degli impianti di depurazione dei reflui urbani che trattano le acque di origine domestica e le deiezione umane, ricche di urea, grassi, proteine e cellulosa. Un impianto prevede sinteticamente una vagliatura attraverso delle griglie, un processo di dissabbiatura, disoliatura, sedimentazione primaria e secondaria, disinfezione e l’abbattimento degli inquinanti: Escherichia Coli, Saggio di Tossicità, Azoto Ammoniacale, Tensioattivi Totali, COD, Cloro attivo libero, BOD5, Solidi sospesi, Azoto Nitrico. Alla fine, utilizzando grandi quantità di energia, l’acqua depurata sfocerà nel mare mentre i fanghi prodotti con elevate quantità di inquinanti andranno smaltiti in discarica. Nel nord Italia ci sono impianti avanzati che permettono di ridurre i consumi energetici e di carbon footprint, recuperando dai fanghi risorse come cellulosa, fosforo, precursori chimici, metano e biopolimeri come i poliidrossialcanoati. Attraverso il trattamento del surnatante anaerobico, utilizzando una tecnologia avanzata basata sul nitrato, è possibile produrre, grazie alla fermentazione acidogenica, i precursori chimici ovvero un mix di acidi grassi volatili a catena corta necessari ad alimentare il cuore dell’impianto per rimuovere biologicamente fosforo e azoto. Speriamo che anche il sud Italia adotti soluzione così ecologiche ed economiche.

 In difesa del territorio campano

Ieri, mentre rientravo dal lavoro, percorrendo l’autostrada Roma-Napoli, arrivato all’uscita di Caserta, scendendo sulla sinistra, ho potuto notare montagne sventrate e cavate (la maggior parte sicuramente in modo illegale). Purtroppo, la nostra amata Regione, una volta conosciuta come Campania felix, è stata stuprata e deturpata dagli ecocriminali. Nella zona del casertano, infatti, sono presenti e facilmente notabili molte cave calcaree abusive, mentre sul litorale domitio, cave di sabbia, data la vicinanza al mare. Il materiale estratto da esse è stato utilizzato negli anni del boom economico nel settore edile per lo sviluppo urbanistico, e spesso, ahimè, tali cave abusive sono diventate successivamente anche discariche abusive. Beati gli antichi romani che videro una regione antica e fertile, ricca di storia e cultura: se Polibio e Plinio la vedessero ridotta in queste condizioni probabilmente morirebbero di crepacuore.

Congratulazioni ai vincitori del premio Ambiente e Legalità

In occasione della Festambiente, festival nazionale di Legambiente, sono stati consegnati, dal presidente di Legambiente Stefano Ciafani e dal presidente di Libera contro le mafie don Luigi Ciotti, i premi “Ambiente e Legalità”, per le attività svolte a tutela dell’ambiente, al Nucleo Operativo Ecologico di Napoli e di Catania, alla Capitaneria di Porto di Salerno, al Comando Regione Carabinieri Forestale Umbria ed altre istituzioni giudiziarie che hanno il compito di difendere l’ambiente. Come socio giovane sia  di Legambiente che di Libera porgo le mie felicitazioni e congratulazioni ai premiati, con la speranza che la tutela dell’ambiente sia un obiettivo costante da conseguire sia per le forze dell’ordine, sia per i comuni cittadini. 

Notizie dagli USA sull’Economia Circolare

Alcuni giorni fa ho sentito telefonicamente un mio caro amico ingegnere chimico che lavora negli Stati Uniti d’America in un laboratorio dove si fanno attività di ricerca sulla nanotecnologia applicata all’ambiente: mi ha riferito che l’intero edificio dove si svolgono le attività di ricerca è costruito con mattonelle fatte con le ceneri pesanti di un impianto di trattamento rifiuti: vero esempio virtuoso ed ecologico di Economia Circolare! Noi italiani dobbiamo essere competitivi e ingegnosi per salvaguardare l’ambiente e lasciare ad i nostri figli un Paese più green. 

Dove sono finiti gli insetti?

Il comico Alessandro Siani, in un suo divertentissimo sketch, commentava la velocità dei tassisti napoletani con a bordo i turisti così: “Niente di meno, i moscerini non stanno‘ncopp ‘o parabrezza, ma dietro che spingono e dicono: jamm fratè muvimmc nu poc”. Oggi siamo tornati quasi tutti dalle vacanze e vi porgo questa domanda: arrivati a casa avete trovato il parabrezza coperto di insetti? Io no. Dove sono finiti gli insetti? I pesticidi e la distruzione degli habitat naturali sta causando la morte di milioni di insetti. Il declino degli insetti colpisce tutti gli ecosistemi terrestri, come la dieta degli uccelli, rettili e anfibi, nonché l’impollinazione delle piante, ecc.

Riciclo capsule di caffè

Il Maestro Eduardo, nella commedia “Questi fantasmi”, diceva: “Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con le mie mani”. Da quando il caffè si diffuse a Napoli grazie a Maria Carolina d’Asburgo, siamo passati dalla vecchia cocumella, alla Moka, fino ad arrivare alla macchina elettrica alimentata a capsule. Vale la pena ricordare che è possibile riciclare anche l’involucro di alluminio della capsula e il restante della polvere di caffè: a seguito della separazione dei due materiali, l’alluminio viene destinato alle fonderie per il processo di riciclo che lo trasformerà in nuovi oggetti, mentre il caffè viene trasformato in compost.

Frutti di mare contaminati

Non è certamente una novità che nei cibi che giornalmente mangiamo, in particolar modo negli alimenti provenienti dal mare, siano presenti contaminanti come microplastiche e mercurio. I frutti di mare, essendo prodotti in poche zone del mondo e esportati in tutti i Paesi, spesso non vengono sottoposti a controlli approfonditi e questo può danneggiare la nostra salute. Vanno intensificati i controlli di qualità del cibo che importiamo.

Indagini sul traffico di rifiuti plastici

L’unità investigativa di Greenpeace Italia e l’Interpol, negli ultimi mesi hanno edotto la pubblica opinione su un enorme problema di carattere ambientale: un traffico di rifiuti  plastici verso Paesi extraeuropei come la Turchia, la Malesia e lo Yemen. Ciò avviene grazie alla contraffazione dei documenti dei Paesi esportatori e i raggiri legislativi da parte degli imprenditori dei Paesi di destinazione. L’Italia, ahimè, risulta tra i primi Paesi europei esportatori. Il picco di esportazione è cominciato nel 2018, quando la Cina, che era diventata la pattumiera del mondo, ha cessato l’accettazione di rifiuti da parte di altri Paesi. E’ stato accertato che la plastica, una volta arrivata a destinazione, viene bruciata illegalmente o smaltita in discariche abusive.

Recupero del cromo: da rifiuto a materia prima

Il cromo esausto viene scaricato nelle vasche di ricevimento dove viene aggiunta soda caustica (idrossido di sodio) per poi essere attuata la separazione chimica che separa il cromo dalle acque. Così facendo è possibile recuperare: dai bagni di cromo lo stesso cromo per riutilizzarlo all’interno di un processo produttivo, dall’inertizzazione dei fanghi di depurazione si produrranno MPS (Materia Prima Seconda) da riutilizzare nel settore edile, e dalle acque di scarto, dopo un sistema di depurazione e ulteriore affinamento, è possibile recuperare acqua da riutilizzare in processi industriali non gravando su una risorsa vergine quale è l’acqua del sottosuolo. 

Pannelli per l’edilizia con prodotti di scarto

Vorrei congratularmi con l’ENEA e Fluoris SpA (azienda leader mondiale nella produzione e vendita di prodotti chimici a base di fluoro) per aver messo in atto il progetto INNCED per realizzare pannelli per l’edilizia innovativi con prodotti di scarto dell’industria chimica. I pannelli, nell’ottica dell’economia circolare, saranno caratterizzati da una elevata leggerezza, dalla resistenza al fuoco, dalle sollecitazioni meccaniche e da alti livelli di isolamento termico e acustico. Ha dichiarato Piero De Fazio, responsabile della Sezione Strumenti per Applicazioni Energetiche dell’ENEA, “Queste ultime caratteristiche, che si cercheranno di raggiungere, saranno sperimentate applicando la metodica di aerazione della malta già brevettata, con brevetto internazionale, nel nostro laboratorio e basata sulla azione combinata di lievito di birra e perossido di idrogeno, dalla cui reazione scaturiscono la formazione di bolle di ossigeno e la conseguente lievitazione del composito. Lo scopo della nostra ricerca è quello di realizzare prototipi di pannelli di anidrite sintetica con prestazioni meccaniche migliori rispetto a quelle dei prodotti attuali, leggeri e a bassa densità. Questo anche collaborando con una azienda leader del settore a livello internazionale e mettendo così a disposizione del sistema produttivo del paese l’esperienza e gli strumenti della ricerca applicata”.

Meglio gretini che cretini

La giovane ambientalista Greta Thunberg ha detto: “La crisi del Covid ha colpito tutti, sconfiggere il virus è una priorità, non si possono gestire due crisi insieme: per questo le questioni ambientali, la lotta sul Climate Change è stata messa in pausa, invece dobbiamo capire che è urgente e non si può mollare se vogliamo avere un futuro”. Poche parole ma che arrivano dritte al problema, prendiamo esempio! 

Bonifica delle acque reflue industriali

Un team di ricercatori della School of Chemical and Biomolecular Engineering dell’Università di Sidney ha trovato un modo per ripulire le acque reflue industriali fortemente inquinate da un cocktail di contaminanti organici e inorganici formatisi durante un processo di produzione di biocarburanti con un processo elettrochimico semplice e scalabile che trasforma i contaminanti organici in gas, ioni o minerali innocui. Sono riusciti ad ottenere la produzione di biocarburanti, utilizzando microalghe abbondanti in natura. Il processo genera grandi quantità di acque reflue fortemente contaminate che contengono carbonio, azoto e fosforo. Il metodo ha comportato il trattamento delle acque reflue con l’elettricità utilizzando elettrodi specializzati. Hanno quindi scaricato l’elettricità, provocando reazioni di ossidazione vicino alle superfici degli elettrodi e trasformando i contaminanti organici in gas, ioni o minerali innocui. “Abbiamo impiegato un processo incredibilmente potente che elimina anche gli inquinanti non biodegradabili più persistenti, come prodotti farmaceutici e pesticidi, nonché varie classi di composti organici che possono essere trovati in molti effluenti industriali. Il processo è relativamente semplice, non richiede l’aggiunta di sostanze chimiche o condizioni operative severe e non produce flussi di rifiuti aggiuntivi“. I risultati mostrano che il processo ha rimosso fino al 99% del carbonio e ha raggiunto uno scolorimento del 96% delle acque reflue. L’82% dell’azoto organico è stato convertito da organico a forme inorganiche, rimanendo in soluzione sotto forma di ammoniaca e nitrato. Secondo i ricercatori a trarre beneficio di questo processo saranno le cartiere e le industrie della cellulosa, le cantine vinicole, le case farmaceutiche e gli altri settori che debbono conformarsi alle stringenti normative sulle acque reflue.“In tutto il mondo i ricercatori stanno studiando metodi per lo sviluppo di biocarburanti dalle alghe. Lo sviluppo di alternative per il trattamento e il riutilizzo di questo effluente industriale è un tema di ricerca caldo e può offrire opportunità di recupero di energia e risorse in un quadro di bioeconomia circolare“.

L’ambiente è tutelato nella Costituzione?

Il premier Giuseppe Conte ha proposto di introdurre il tema dello sviluppo sostenibile nella Costituzione italiana con strumenti giuridici nuovi e più radicali per tutelare efficientemente l’ambiente garantendo la stabilità climatica, il diritto a un ambiente e clima sicuri, i diritti delle generazioni future e quelli della natura. Va sottolineato che lo sviluppo sostenibile è già presente nelle norme giuridiche del nostro Paese, attraverso il Codice dell’Ambiente e le disposizioni internazionali attuate attraverso l’articolo 117 comma 1 della Costituzione. A livello internazionale è stata promossa l’iniziativa Earth System Governance Project che coinvolge giuristi e politologi nel discutere nuove prospettive di risposta all’emergenza planetaria, sia ecosistemica che climatica. 

La Svezia: esempio da seguire

Mentre l’Italia affoga nell’immondizia la Svezia dagli anni ‘70 ha investito massicciamente nell’ Economia Circolare puntando sulla raccolta differenziata, incentivata da premi in denaro, attuando il massimo riutilizzo, il riciclo e lo scambio. I loro 34 termovalorizzatori producono acqua calda e non energia elettrica, per la quale si servono del nucleare, l’idroelettrico e l’eolico riuscendo già dal ‘90 a rinunciare al carbone. Nei primi anni 2000 era già stato superato il sistema discarica. Nel 2015 è stato aperto il primo centro commerciale che vende solo oggetti riciclati.

Reparti di oncologia in affanno

Oggigiorno gli organi di informazione riferiscono quasi esclusivamente del Covid19 e dell’esaurimento dei posti letto in terapia intensiva. Mi permetto di far notare che anche i reparti di oncologia degli ospedali Campani sono in affanno perché, anche se in questi mesi è passata in secondo piano, la situazione tumorale in Campania dovuta all’inquinamento non è certamente migliorata, anzi! Le condotte illecite poste in essere nei lustri passati stanno dando oggi i suoi frutti. Uomini, donne e bambini che muoiono per cause ambientali. Cosa diciamo alle mamme con i figli che stanno facendo la chemioterapia? Cosa diciamo alle mamme che scoprono durante la gravidanza di avere malattie all’endometrio? Gli rispondiamo: “In Italia c’è il principio chi inquina paga”. Magra consolazione. Non permettiamo che la pandemia oscuri altri problemi sanitari.

“La fiamma è bella”… ma non se brucia i rifiuti

Con la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno gli incendi degli impianti che trattano rifiuti si sono fermati. Ahimè, le indagini hanno spesso dimostrato che essi non sono stati causati dalla semplice autocombustione ma era intenzione dei proprietari risparmiare sui costi di smaltimento: telecamere spente, presenza di rifiuti non autorizzati, balle sistemate in modo da impedire il rapido intervento dei pompieri ecc. Scriveva Gabriele d’Annunzio nel 1904 ne “La figlia di Iorio”: “La fiamma è bella”… ma non se brucia i rifiuti!.

L’ENEA ridisegna il pomodoro San Marzano

L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha annunciato un’importante e curiosa novità. L’ENEA ha “ridisegnato” dal punto di vista estetico, organolettico e nutritivo il famoso pomodoro San Marzano, coltivato sul terreno vulcanico nella zona dell’Agro Nocerino-Sarnese; da oggi l’ortaggio avrà nuovi colori, sapori e proprietà nutritive.

L’ENEA e il biogas

L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha sviluppato un nuovo impianto di purificazione del biogas da utilizzare nella produzione di energia elettrica e facilitare la produzione di biometano per i trasporti e per gli usi domestici. Il biogas è la miscela (composta soprattutto da metano) che si ricava dalla fermentazione di residui animali o vegetali. La purificazione del biogas è basata su un processo di trasformazione in zolfo dell’idrogeno solforato, grazie a particolari batteri resi più efficienti dall’utilizzo di un’illuminazione a LED. Tutto ciò avrà effetti positivi sull’ambiente perché sarà eliminato l’idrogeno solforato che è un inquinante con effetti tossici sull’uomo e sugli agroecosistemi. 

Celle fotovoltaiche superefficienti

ENEA parteciperà al progetto AMPERE (Automated photovoltaic cell and Module industrial Production to regain and secure European Renewable Energy market). Il progetto, del valore di circa 14 milioni di euro, è finanziato dal Programma Europeo di ricerca ed innovazione HORIZON 2020. Enea ha sviluppato una tecnologia innovativa che permette di incrementare di 1 punto percentuale l’efficienza delle celle solari fotovoltaiche, sostituendo i tradizionali strati di silicio amorfo con strati di ossidi. Il progetto AMPERE nasce proprio dalla consapevolezza che la produzione di energia elettrica da fotovoltaico è in forte ascesa. Entro il 2030 almeno il 15% dell’elettricità totale sarà generata dall’energia del Sole.

L’Italia torna al nucleare!

L’Italia è tra i primi paesi al mondo a dare il via alla ricerca sulla fusione nucleare. E’ già in fase operativa, presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati, il progetto Diverter Tokamak Test. Enea e Eni metteranno sul piatto un progetto da 600 milioni di euro: il nuovo reattore sperimentale sarà una macchina alta 10 m, con un raggio di 5 m. Al suo interno saranno contenuti 33 metri cubi di plasma, che raggiungeranno una temperatura di 100 milioni di gradi. L’intensità di corrente sviluppata sarà di 6 milioni di Ampere. Si stima che comincerà a lavorare a piena potenza entro 5 anni dall’introduzione del primo plasma, prevista per il 2025. La quasi totalità delle scorie prodotte presenterà bassi valori di radioattività, eliminando il problema dello stoccaggio, non saranno prodotti gas a effetto serra, gas radioattivi o plutonio; il combustibile che si è estrae dall’acqua è inesauribile e in caso di incidenti, il reattore si raffredderebbe in modo spontaneo.   

 

Quel processo farsa a Chernobyl

“Il Comitato centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e il presidio del Soviet supremo ha deciso che giustizia sia fatta in nome del popolo”… così partiva il processo farsa celebrato a Chernobyl nel Palazzo della Cultura il 7 luglio 1987 contro sei imputati accusati di aver causato il disastro alla centrale atomica di Chernobyl. I principali imputati erano il direttore della centrale Viktor Brjuchanov, il vicecapo ingegnere responsabile delle operazioni Anatolij Djatlov e l’ingegnere capo Nikolaj Fomin, l’ingegnere elettrotecnico che aveva imparato la fisica nucleare mediante un corso per corrispondenza. L’accusa sostenne che l’evento catastrofico era stato causato solo dalla negligenza e incapacità degli imputati evitando, per “salvare la faccia”, di menzionare i notevoli difetti e scadenti standard di progettazione e costruzione dei reattori RBMK (raffreddati ad acqua e moderati a grafite con un coefficiente di vuoto positivo senza strutture di contenimento e con combustibile non arricchito nel nocciolo), e il suo equivalente ad acqua pressurizzata, il VVER, entrambi intrinsecamente pericolosi e sicuramente più arretrati rispetto agli allora moderni reattori raffreddati a sali fusi. Gli imputati, reduci da una carcerazione preventiva nelle celle del KGB e convinti di essere destinati ad anni di lavori forzati o ancora peggio alla fucilazione, preferirono non rivelare gli handicap degli impianti e assecondare l’accusa. L’unico che si dimostrò combattivo intervenendo con domande e correzioni, evidenziando le continue deroghe da parte del Ministro dell’Energia agli standard di sicurezza, fu Djatlov, che possedeva una profonda padronanza degli aspetti tecnici. Stilò una lista di domande da porre ai tecnici portati dall’accusa: non furono ammesse, senza neanche una motivazione. L’Unione Sovietica non poteva far conoscere al mondo la propria inferiorità industriale. Pochi giorni dopo, il 29 luglio, arrivarono le condanne per tutti gli imputati.

“Meglio morire di tumore che di fame”: la crisi dell’acciaio e i falsi miti del gas metano e dell’idrogeno

La produzione di acciaio nel mondo a settembre è salita del 3% a 156 milioni tonnellate, 4 in più del settembre 2019, grazie soprattutto alla Cina, che segna un più 10%, 10 milioni tonnellate in più a 93 milioni tonnellate. L’Europa cala e fra i peggiori dati ci sono quelli dell’Italia, la cui produzione scende del 18%, mezzo milione di tonnellate in meno a 1.8 anche a causa della minore domanda di acciaio dell’industria dell’auto che è in forte difficoltà per l’obbligo di passare all’elettrico. L’Ilva, fondata nel 1960, è l’impianto più grande d’Europa ed è di proprietà del Gruppo Arcelor Mittal Italia. A Taranto, gli amministratori locali hanno chiesto la chiusura degli altiforni dell’Ilva da cui escono dai camini i fumi inquinanti. Chiuderli è impossibile senza stravolgere l’impianto, perché è qui che il minerale viene fuso con il carbone per ottenere il ferro puro da cui fare poi un acciaio di altissima qualità che tutte le fabbriche d’Europa vogliono. I piani concordati stabiliscono una limitazione della produzione a 6 milioni di tonnellate, rispetto ai 12 ottimali, per limitare le attività degli altiforni, ma già quest’anno se si arriverà a 4 sarà un successo. Crescono i costi e calano i ricavi. Per anni si è parlato della decarbonizzazione con l’impiego del gas metano, soluzione adottabile solo da chi lo ha in casa a costo zero come la Russia e l’Algeria, mentre noi italiani siamo costretti a importarlo dall’Azerbaijan con il Tap (Trans Adriatic Pipeline, parte del Corridoio Meridionale del Gas). Paradossalmente di gas sotto terra vicino Taranto ce n’è tantissimo. Anche l’Ilva è stata investita dall’onda lunga dell’idrogeno, facilissima soluzione da annunciare ma impossibile da attuare. Dal 2010 a Marghera esiste una centrale elettrica che usa idrogeno proveniente dalla vicina raffineria per produrre elettricità. Dal 2016 in Svezia è in costruzione un impianto pilota per ossidare il minerale di ferro con idrogeno: i costi sono enormi e si arriverebbe sempre alla produzione di un semilavorato, il preridotto, che poi deve essere fuso con elettricità che da noi in Italia ha prezzi che sono il triplo di quelli in Asia. Un chilo di idrogeno prodotto dal gas costa intorno ai 3 euro per chilo, mentre un chilo di coke metallurgico arriva in stabilimento a 0,1 euro per kg. Tenuto conto del maggiore contenuto energetico di un chilo di idrogeno, 3 volte superiore, il rapporto fra i due è sempre di 10 a 1. Se l’idrogeno fosse prodotto con le fonti rinnovabili, gli oneri raddoppierebbero, circa 7 euro per chilo e ciò ricadrebbe sui prezzi dell’acciaio. Pensare di poter competere con la produzione di acciaio della Cina è impossibile. 

Quell’inquinamento che viene dal porto

Il lockdown di alcuni mesi fa ha permesso alla Campania di “respirare”, le centraline dell’ARPAC hanno ovviamente rilevato un’ ottima qualità dell’aria e la quasi assenza delle polveri sottili PM10. Con la riapertura la qualità dell’aria ha cominciato nuovamente a peggiorare: in pochi sono a conoscenza che il porto contribuisce non poco all’inquinamento creando un aerosol di veleni. Le navi in arrivo non hanno la possibilità di agganciarsi all’elettricità della banchine e di conseguenza necessitano di tenere accesi giorno e notte i gruppi elettrogeni. Sono anni che si discute della elettrificazione delle banchine: non sarebbe il momento di agire? 

TARI Prepariamoci all’aumento

In un frangente economico disastroso, in qualità di Responsabile Tecnico Gestione Rifiuti con una notevole esperienza, vorrei esporre alcune considerazioni in merito alla TARI che subirà un pesante incremento a causa della riformulazione dei criteri di classificazione dei rifiuti, introdotta con il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, ed in vigore dal 1° gennaio 2021. Per effetto della nuova classificazione buona parte delle superfici aziendali sulle quali si producono rifiuti speciali pericolosi e non, diventerà per legge “suscettibile di produrre rifiuti urbani”. In passato, invece, tali superfici non erano imponibili. Dal momento in cui entrerà in vigore la nuova norma un’impresa artigiana che trasforma materie prime in prodotti finiti produrrà rifiuti urbani anche nei locali nei quali si svolgono le lavorazioni, quindi pressoché tutta la superficie aziendale sarà imponibile. Le imprese produttrici dei nuovi rifiuti urbani non domestici dovranno affrontare incrementi esponenziali della tassa e gli inevitabili maggiori costi di raccolta e gestione dei rifiuti graveranno su tutte le utenze domestiche e non domestiche del Comune.  

Bonifica dell’ex discarica di Pianura grazie ai batteri: i migliori amici dell’ambiente!

I batteri sono i migliori amici dell’ambiente: una parte della ex discarica di Pianura in contrada Pisani è stata bonificata grazie ad un mix di batteri in grado di “mangiare” i gas tossici presenti ripulendo l’aria. Una bonifica a costo zero! Questi batteri sono in grado di metabolizzare i componenti complessi come gli idrocarburi per produrre microelementi e micrometaboliti semplici che l’ambiente è in grado di trattare. Il loro utilizzo sul terreno ha permesso di bloccare l’inquinamento dell’aria causato dai gas derivanti dal metano.

Al Vomero l’ASIA è latitante

Non è certamente una novità che l’ASIA, l’Azienda Servizi Igiene Ambientale, non sia la punta di diamante dei servizi pubblici cittadini. Passeggiando per il Vomero, ma potrei dire per tutta Napoli, noto da anni le solite problematiche. Gli ingombranti andrebbero portati alle isole ecologiche (fisse o mobili) oppure bisognerebbe richiedere il servizio di prelievo a domicilio: nella realtà si trovano abbandonati lungo la strada per giorni e giorni. Le pile e i medicinali scaduti privi di confezione, andrebbero depositati direttamente negli appositi contenitori posizionati presso alcuni commercianti, e nel caso dei medicinali presso le farmacie: nella realtà troviamo i contenitori strapieni potenzialmente inquinanti per l’ambiente e la salute umana. Stendiamo un velo pietoso sulla classica raccolta differenziata (umido, vetro, carta, plastica e metalli) sia col sistema della campana su strada sia col sistema “porta a porta”: in strade ricche di utenze abitative e commerciali come via Cilea, via Scarlatti e via Luca Giordano, come si può pensare che possano bastare quelle poche campane posizionate? Non bisogna essere un esperto per capire che con una densità abitativa come quella napoletana di campane ne andrebbero posizionate a centinaia. 

Impianti per l’umido: “Dovunque ma non a casa mia!”

E’ notorio che la Campania soffre per la carenza di impianti per il trattamento dell’umido: ciò causa il conseguente trasporto fuori regione che si ripercuote sulla TARI e sull’ambiente a causa della massiccia movimentazione dei camion. Una società ne aveva proposto la costruzione nell’area ex Pozzi Ginori, a cavallo tra i comuni di Calvi Risorta e Sparanise. La società aveva ricevuto parere favorevole dalla Regione Campania in sede di conferenza di servizi. Dopo corsi e ricorsi, il Consiglio di Stato ha bloccato la costruzione dell’impianto. Bisognerebbe spiegare ai cittadini, che gli impianti di trattamento rifiuti sono fondamentali: se costruiti rispettando la legge non procurano nessun odore molesto, non causano malattie e spesso, nel luogo dove vengono localizzati, viene sospesa la TARI a mo’ di ristoro. In tutto il mondo, nel settore rifiuti, si seguono i principi di prevenzione, precauzione e collaborazione: in Campania si segue il principio “Dovunque ma non a casa mia!”. 

Analisi delle acque reflue per tracciare i contagi

La pandemia ha evidenziato una serie di difficoltà: una delle quali è il (fallito) tracciamento del contagio. Per tracciare il contagio esistono sostanzialmente tre metodi: i tamponi, l’indagine sierologica e, quello meno noto ma più efficace, le analisi delle acque di scarico. Le acque di scarico sono tutte le acque reflue provenienti dagli scarichi urbani, residenziali o industriali che giungono agli impianti di depurazione attraverso un sistema di collettamento fognario. Il nostro corpo espelle i virus tramite le deiezioni umane (urine e feci) e di conseguenza è possibile rilevare tracce e frammenti di Coronavirus nelle acque di scarico. Analizzando i campioni, della “linea acqua” che sfocia a mare e della “linea fanghi” che viene smaltita in discarica, è possibile verificare la presenza del virus secondo una linea temporale e le percentuali del contagio. L’Istituto Superiore di Sanità ha condotto uno studio e ha accertato la presenza di tracce di SARS-CoV-2 già a dicembre 2019 nelle aree di Torino, Milano e Bologna. 

Ecomafia 2020: delitti ambientali in Italia.

A breve sarà pubblicato il Rapporto Ecomafia 2020 da parte di Legambiente. La gestione dei rifiuti illecita è nelle mani della criminalità organizzata: tale business vale oltre 16 miliardi di euro. Oltre un milione di tonnellate di rifiuti sequestrati, centinaia di aziende coinvolte, denunce, arresti e inchieste della magistratura concentrate in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Il termine ecomafia viene coniato nel 1994 ed entra nel dizionario Zingarelli nel 1999, quando i magistrati avevano per combattere gli ecomafiosi delle “spade di latta”. Nel 1995 la Camera dei deputati istituisce la prima Commissione monocamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse, che poi verrà istituita in tutte le legislature successive e diventerà ciò che oggi conosciamo come Commissione d’inchiesta sulle ecomafie. Nel 2001 è introdotto il delitto di attività organizzata del traffico illecito dei rifiuti (l’allora art 53/bis decreto Ronchi). Da quel momento, gli ecoreati hanno iniziato ad essere indagati in maniera più incisiva e puntuale dalle Forze dell’Ordine e dalla Magistratura. Con la legge 68/2015, vengono introdotti nel codice penale i delitti contro l’ambiente come l’inquinamento ambientale, il disastro ambientale e l’omessa bonifica. Siamo tutti in attesa del disegno di legge Terra Mia del ministro dell’Ambiente Sergio Costa sperando che venga approvato quanto prima dal Consiglio dei ministri e portato all’esame del Parlamento, perché contiene norme importantissime per contrastare gli illeciti ambientali. Non credete sia arrivato il momento di attuare una vera politica contro gli ecomafiosi e gli ecofurbi assicurandoli alle patrie galere?

Adriano Pistilli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra “amicizia energetica” con la Russia

Spesso i Parlamentari, di maggioranza e di opposizione, non hanno espresso certamente parole di elogio nei confronti della Russia e del suo Presidente Vladimir Putin. Forse l’unico che si è sempre schierato (giustamente) a favore delle Russia è il Presidente Berlusconi che ben 10 anni fa sbeffeggiò l’opposizione in Parlamento: “Stavate con l’Unione Sovietica quando non dovevate starci e adesso che dovreste averla a cuore siete contro”. In Russia l’Italia ha molti interessi: aziende italiane, piccole e grandi, come ENI, ENEL e Finmeccanica intraprendono attività imprenditoriali che rappresentano oltre il 3% del PIL italiano. Va sottolineato che la Russia, come anche l’Azerbajan e l’Algeria, rappresentano la chiave di volta per arrivare alla decarbonizzazione grazie all’impiego del gas metano che importiamo attraverso il TAP (Gasdotto Trans Adriatico); esso fa parte del Corridoio Meridionale del Gas ed è un gasdotto che dalla frontiera greco-turca attraversa la Grecia e l’Albania per giungere sulla costa adriatica in provincia di Lecce e trasporta circa 10 miliardi di metri cubi l’anno di gas naturale, pari a coprire il fabbisogno di 7 milioni di famiglie. La Russia ci fornisce quasi il 45% di gas, per tale motivo i rapporti con essa vanno mantenuti in un clima di cordialità e collaborazione.

 

L’altra emergenza sanitaria: lo smog

Il report dell’Agenzia europea per l’Ambiente sull’inquinamento descrive una preoccupante situazione: in Italia abbiamo 557.700 anni di vita persi a causa dello smog. I decessi sono estremamente drammatici. C’è un’evidente non percezione della gravità della situazione da parte del governo nazionale e delle istituzioni locali, che perdura da decenni, di quanto l’inquinamento sia una drammatica emergenza sanitaria non affrontata. Gli ultimi decreti del governo hanno praticamente destinato zero risorse a un’ infrastruttura fondamentale per lotta allo smog come il trasporto pubblico, questo dimostra quanto sia negligente il governo italiano. L’ UE si è posta al 2030 di ridurre del 60% la CO2, mentre l’Italia prevede un misero 37%… Siamo in grave ritardo rispetto al resto d’Europa nelle infrastrutture per il trasporto pubblico di massa: metropolitane, tramvie e linee ferroviarie suburbane. Il governo invece punta sull’asfalto mentre molti paesi europei si sono organizzati per guidare la transizione industriale verso la conversione ecologica e dare un contributo importante nella lotta all’inquinamento come ad esempio nel settore auto favorendo la produzione di auto pulite. I 209 miliardi di euro del Recovery Plan rappresentano un’occasione storica per riprogettare l’Italia verso quell’ineludibile conversione ecologica, ma ad oggi non è chiaro quali siano le idee strategiche del governo italiano.

 

 

Auto elettriche: dobbiamo muoverci!

Ormai è sempre più presente in Italia la discussione in merito al mercato delle auto elettriche e dello sviluppo tecnologico che dovrà affrontare questo settore industriale nei prossimi anni. L’Italia dovrà impegnarsi a vietare le vendite delle auto diesel ed a benzina entro il 1° gennaio 2035 ma al momento è uno dei fanalini di coda per quanto riguarda la vendita di auto elettriche. Ad ottobre 2020, la percentuale di questi veicoli venduti quest’anno arriva appena al 3,2%. La presenza di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici dà un chiaro segnale sia di come sia distribuita la presenza ma anche di come ancora poche siano le postazioni di questo tipo. Le regioni che più hanno investito in questo campo sono state il Piemonte, il Veneto e la Lombardia. Poche le presenze e gli investimenti invece al sud. Il decreto semplificazione dovrebbe porre rimedio, con la costruzione di 60.000 colonnine, una ogni mille abitanti. Ad adottare politiche già più efficaci, invece, sono stati i Paesi del Nord Europa: qui la Norvegia ha già numeri molto importanti. Basti pensare che, nel 2020, il 72% delle macchine vendute sono state elettriche e plug-in.

 

 

 

 

 

 

Eccessivo sfruttamento del suolo: il Parlamento intervenga

Il suolo è una risorsa preziosa che in condizioni naturali, fornisce al genere umano importanti servizi ecosistemici: serve a produrre buon cibo, ad approvvigionare l’acqua piovana utile a ricaricare le falde acquifere, assorbe Co2 responsabile dei cambiamenti climatici in atto, riduce gli effetti delle ondate di calore in estate, è casa di tante specie viventi. Tutto questo è messo, però, in pericolo dalla speculazione edilizia. L’Italia ha una superficie di suolo consumato di 2.139.785.63 mq secondo il database Indicatori Consumo di Suolo in Italia che fa capo al Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Nel 2019 secondo i dati del Rapporto ISPRA SNPA “Il consumo di suolo in Italia 2020”, il Veneto, con +785 ettari, è la regione che nel 2019 consuma più suolo (anche se meno del 2017 e del 2018), seguita da Lombardia (+642 ettari), la Puglia (+625), Sicilia (+611) ed Emilia Romagna (+404). I cambiamenti climatici, le alluvioni, i terremoti hanno dimostrato che non si può più continuare a sfruttare e deturpare il territorio in nome degli interessi economici. Serve una legge ‘ferrea’ contro il consumo di suolo (attualmente ci sono diverse proposte ferme in Parlamento).

Madre Terra

Madre Terra reclama la Sua Salute e noi per far finta di aiutarla ce la prendiamo con la politica, con le industrie, con la ricerca scientifica, con la cattiva gestione dei rifiuti, con gli allevamenti intensivi e con tante arrampicate sugli specchi…ma non con il senso civico che abbiamo chiuso nel cassetto!

 

“Terra mia”

Taranto è il posto che mi ha insegnato prima di tutto che il triangolo ambiente-salute-sicurezza è essenziale per la vita di ciascuno di noi. Taranto è lo scenario di un disastro ambientale e sanitario, tra i più gravi mai esistiti; è un luogo in cui i diritti inalienabili dell’uomo sono stati dimenticati. Ne siamo tutti consapevoli, più o meno, eppure a distanza di anni è ancora tutto uguale, e ci ritroviamo di fronte a un bivio: economia o salute? Come se una dovesse necessariamente escludere l’altra, e l’idea di adottare un modello di sviluppo economico che sia in grado di tutelare l’ambiente e salvaguardare la salute umana è ancora “paradossale”.

 

Un Natale all’insegna della solidarietà

Alcuni giorni fa passeggiando per il Vomero mi sono imbattuto in una realtà formata da giovani ragazzi e ragazze a favore dei più deboli. Tale realtà si chiama Neverland srls e rappresenta alcune onlus come Save the Children, Telethon, Unhcr e il WWF. Ammetto di essere sempre stato, stupidamente, restio a fermarmi a dialogare con i ragazzi che cercano di raccogliere fondi per le vie del Vomero ma questa volta sono stato avvicinato da un gruppo di giovani che mi hanno stupito positivamente. Personalmente ho parlato con un giovane studente di ingegneria, Andrea Giordano, che mi ha illustrato, come anche una piccola donazione mensile, possa garantire la sussistenza di bambini in difficoltà, la ricerca nel campo medico, la tutela degli animali ecc. Tutte iniziative nobili e sacrosante. Tutti noi dovremmo farci un esame di coscienza e forse ci renderemo conto di non aver fatto abbastanza per gli altri, specialmente in un anno difficile come quello che sta per giungere al termine. Questo Natale, che trascorreremo un po’ più soli, è l’occasione buona per dedicarsi più allo spirito e alla carità e non al consumismo. “Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità”.

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