Morto Marco Santagata – Uno storico della letteratura che seppe essere scrittore

Arte, Cultura & Società

Di

di Pierfranco Bruni

Morto Marco Santagata. Un italianista puro. Uno scrittore e uno storico e critico della letteratura che ha saputo legare l’arte del linguaggio medievale con la modernità partendo dal rapporto tra Dante e Petrarca. Accademico, analizzò il sonetto vivendo profondamente il verso libero. Spesse volte nei nostri convegni abbiamo discusso proprio dello sviluppo della lingua all’interno del Novecento. Ne abbiamo discusso da scrittori e non da critici. Ovvero da studiosi che vanno oltre l’acquisto letterario e culturale.
È su Petrarca che scava l’incipit di una letteratura moderna che giunge sino a un Novecento che diventa la sintesi di una forza stilistica in cui la metafora fa della parola il dato di un sentiero comunicativo fortemente dentro i processi di un Verbo, di una interpretazione tra dolcezza e meditazione poetica. È la poesia che diventa la sua attrazione letteraria ed esistenziale. La lingua, da italianista e linguista, è nella poesia. Proprio per questo il suo viaggio letterario, scrittore anche egli con dei romanzi significativi, è un viaggio nella civiltà degli uomini. Petrarca, infatti, non è soltanto il poeta moderno. È la lingua moderna che anticipa il linguaggio stesso nella contemporaneità. Così il suo mediare tra Dante e il Rinascimento sino ad un confronto con i linguaggi usati addirittura da Vasco Rossi. Amico di Vasco, comprende immediatamente come la parola resta viva se riesce ad evolversi attraversando il fuoco dei dialettismi. I quali sono antropologia ma mai nuove forme di appropriazione di stili rivoluzionari. È la lingua italiana che si confronta con i modelli di comunicazione altra a diventare centrale e rivoluzionaria.
Oltre la saggistica che ha avuto la sua notevole importanza restano i suoi romanzi che segnano una innovazione nella tradizione.
Da “Papà non era comunista”, a “Il copista. Un venerdì del Petrarca”, a “L’amore in sé”, a “Voglio una vita come la mia”, a “Come donna innamorata” sino a “Il movente è sconosciuto” che determinano lo scrittore e il narratore tra storie e destini.
Storico della letteratura e indagatore delle segrete avventure degli scrittori dimenticati, ha dato vigore a quel viaggio di mezzo che va, appunto, da Dante, con una sua bella introduzione a dei tomi ben documentati, a Leopardi. Traccia con una singolarità epistemologica un intreccio che resta come punto centrale dell’essere letterato nell’essere scrittore. Lui amava tanto i testi di Vasco ed io quelli di Fabrizio De André. Ci siamo trovati a disquisire, infatti, sul ruolo del linguaggio della cosiddetta canzone d’autore nello specchio della poesia. Un dialogo che resta per me una testimonianza mancante.
Aveva 73 anni.
Era nato a Zocca il 28 aprile del 1947. È morto a Pisa il 9 novembre del 2020.

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