Mele: al via in Italia la raccolta di due miliardi di chili

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Parte in anticipo la raccolta delle mele in Italia con una produzione in calo (-1%) rispetto allo scorso anno per un totale che supera 2 miliardi di chili nel 2020 per quello che è il frutto più consumato nel nostro Paese. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Prognosfruit in occasione dello stacco delle varietà più precoci.  L’Italia si classifica così al secondo posto tra i paesi produttori dell’Unione Europea dove la raccolta totale è stimata in 10,7 milioni di tonnellate con in testa la Polonia che registra un aumento della produzione del 17% per un totale di 3,4 milioni di tonnellate mentre al terzo posto si piazza la Francia con circa 1,4 milioni di tonnellate e uno scivolone del -13%.

A pesare è stato il clima impazzito con il moltiplicarsi di eventi estremi con gelo, grandine, nubifragi, siccità e caldo torrido che ha condizionato fioriture e produzioni. Il risultato è la perdita in Italia di più un frutto estivo su tre con il crollo dei raccolti dalle pesche alle nettarine (-28%) alle albicocche (-58%) fino alle ciliegie. Ma sulla raccolta delle mele si scaricano anche le conseguenze della pandemia da coronavirus con il necessario vincolo della quarantena che ha frenato i tradizionali arrivi di lavoratori stagionali stranieri impegnati nella raccolta.

Mele: la raccolta nei campi

Per questo serve subito una radicale semplificazione del voucher agricolo per ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

In Alto Adige si attende una produzione di oltre 912 milioni di chili con un calo del 7% rispetto al 2019, mentre il Trentino cresce del 5% con 496 milioni di chili, il Veneto fa registrare un progresso del 3% con 179 milioni di chili, produzioni in crescita anche in Piemonte (+13%) con oltre 225 milioni di chili e in Friuli (+3%) con 43 milioni di chili, mentre fanno un balzo record del +17% i meleti della Lombardia che sfiorano i 28 milioni di chili mentre l’Emilia Romagna scende dell’8% poco sotto i 150 milioni di chili.

La mela più diffusa in Italia è la Golden Delicious con il suo colore giallo e la polpa croccante per una produzione di oltre 666 milioni di chili, seguita dalla Gala dalle tipiche sfumature rosse e oltre 387 milioni di chili previste nel 2020, dalla Red Delicious con il rosso deciso e uniforme e più di 238 milioni di chili quest’anno, ma molto popolari sono anche, con oltre 150 milioni di chili ciascuna, le verdi e acidule Granny e le Fuji che sono fra le ultime a essere raccolte a fine stagione in ottobre.

 L’Italia che è il primo produttore di mele bio in Europa può vantare anche ben 6 mele a denominazione di origine riconosciute dalla Ue: Mela Val di Non Dop, Mela Alto Adige Igp, Mela del Trentino Igp, Melannurca Campana Igp, Mela Valtellina Igp, Mela Rossa Cuneo Igp. Per chi non ha la possibilità di acquistare le mele direttamente dal produttore in azienda o nei mercati di Campagna Amica, attenzione alle etichette che devono obbligatoriamente riportare per legge l’origine (luogo di coltivazione) e la varietà delle mele.

Il successo delle mele in Italia è anche legato alle riconosciute proprietà salutistiche che ne fanno un sinonimo di salute e benessere. Il famoso detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” ha un fondamento di verità: diversi studi dimostrano che può essere considerata a pieno titolo un farmaco naturale. Ma la popolarità della mela è dimostrata anche dalla sua presenza nella cultura, dal “frutto del peccato” di biblica memoria alla mela che, cadendo, ispirò allo scienziato inglese Isaac Newton la legge della gravità.

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