Riccardo Alfonso
Fausto Carratù mi ha offerto l’occasione con un suo scritto di riflettere intorno ad alcuni argomenti che mi hanno particolarmente colpito.“Sulla crisi dell’Occidente – egli scrive – molti ci inviano e chiedono commenti sulle più macroscopiche questioni del nostro tempo, immigrazioni, terrorismo, referendum, Europa… Si tratta di fenomeni complessi e di non immediata decifrabilità”. Restando, nello specifico, ai problemi migratori posso dire che sono secoli che Africa e Asia soffrono fame, dittature, violenze e persecuzioni. Come mai solo in questi ultimi anni si è innescata una ondata interminabile di fughe dalle loro terre e immigrazione in Europa? Ragioni “locali” sono innegabilmente presenti, eppure non possiamo sottrarci al sospetto che ci sia qualche disegno ulteriore. Qualcuno teme una invasione mascherata. Si tratta di tesi da tenere certo presente, ma ardua da provare. Più realistica pare la tesi della organizzazione di una vera e propria industria della migrazione. Troppi interessi, evidenti, si sono accumulati attorno al fenomeno. Dai traghettatori che continuano comunque ad operare, nonostante perdite, sequestri ed arresti, agli albergatori che ne ricavano gli alberghi pieni, costieri e non, per l’intero arco dell’anno. Dalla criminalità che recluta con facilità nuovo personale, oppure, peggio, alimenta il mercato dei trapianti d’organo, alle imprese che dispongono di mano d’opera a prezzi stracciati. Infine, il capitolo delicatissimo delle onlus che pullulano attorno al fenomeno, non tutte in possesso delle caratteristiche di trasparenza e legalità.