Migrant lives matter perché all lives matter: Stefania Ragusa su La Terra Inquieta

Arte, Cultura & Società

Di

Appunti sulle classificazioni delle razze umane operate da alcuni pensatori del passato: erano 4 per Linneo; 6 per il suo rivale conte di Buffon; ancora 4 per Kant… Burke arrivò a contarne 63. Li immagino alle loro scrivanie, impegnati in questo effimero sforzo tassonomico basato sui racconti di missionari ed esploratori, senza avere mai visto da vicino nemmeno uno degli appartenenti alle razze altre di cui tentavano la classificazione.

Erano tempi diversi: i filosofi si diffondevano in complessi ragionamenti intorno all’esperienza, ma l’esperienza aveva perimetri ristretti. Oggi la ricerca scientifica ha svelato l’inconsistenza del concetto di razza e c’è nel pianeta un incessante movimento migratorio: non avere esperienza dell’altro è impossibile; proiettare i propri fantasmi su territori e persone sconosciute non è più un’operazione epistemologicamente lecita.

Black Lives Matter è diventato in pochi giorni uno slogan familiare. Ma è anche un movimento che nasce prima della morte di George Floyd e affronta questioni importanti e ubique. Non esistono le razze, ma il razzismo invece esiste. Declinato in modo diverso a seconda dei contesti, miete vittime e impedisce alle differenze di mescolarsi e fiorire. Non solo negli USA. Tutta la terra è inquieta e attraversata da muri fisici e virtuali, barriere di cemento, filo spinato e cavilli tassonomici.

In Italia il nodo del razzismo si intreccia con quello delle migrazioni, con una legge sulla cittadinanza desueta, con lo scandalo del caporalato e dei respingimenti. Floyd qui non muore soffocato dal ginocchio di un poliziotto. Annega nel mare di mezzo o è colpito da una fucilata tra le serre. Spesso è nero e africano, ma può avere la carnagione olivastra o rosea e venire dall’India, dalla Siria o dalla Bulgaria. Essere italiano ma portarsi dietro una connotazione etnica “scomoda”: rom in primis, ma anche ebreo o arbëreshë.

Qualche anno fa Fondazione Nicola Trussardi ha proposto una mostra intitolata La Terra inquieta, che prendeva spunto dai movimenti migratori e dai tentativi violenti e paradossali di reprimerli. L’intenzione di questa collettiva andava oltre la testimonianza. Attraverso immagini di reportage, oggetti di cultura materiale e opere concettuali spesso multimediali portava il pubblico a prendere coscienza, a un’assunzione di responsabilità. Migrant lives matter perché all lives matter.

Chi scrive l’ha visitata varie volte passando ore davanti a Vertigo Sea, l’installazione video a tre schermi di John Akomfrah che Okwui Enwezor aveva già voluto alla Biennale nel 2015. Vertigo Sea avvolge lo spettatore in un flusso vertiginoso di visioni, dominato dal mare; come in una rapsodia, tocca la Storia, le storie e le geografie del pianeta, l’irripetibilità e l’insignificanza di ogni istante. Le immagini della natura si alternano a scene cruente di caccia alle balene e agli orsi polari e a brevi clip in cui si vedono figure scure stipate nel fondo di una nave.La grandezza sublime dell’oceano, l’orrore dei vascelli negrieri in una delle opere più dense di poesia, denuncia, bellezza e dolore che abbia mai visto.

Ma ho amato in realtà l’intera mostra: la Farfalla Monarca impressa sul cartone da Andrea Bowers sotto la scritta Migration is Beautiful; la successione di oggetti ritrovati in mare e riuniti dal Comitato 3 Ottobre, appartenuti ai nantes scomparsi nel gurgite vasto; il progetto multimediale The Mapping Journey di Bouchra Khalili e la meravigliosa New World Map di El Anatsui…

L’ho amata per la sua essenzialità. Senza ammiccamenti, senza divagazioni, senza coinvolgimenti di star, attraverso un lavoro rigoroso di ricognizione Massimiliano Gioni, il curatore, ha dispiegato solidi argomenti artistici e politici, ricordandoci che sì, la Terra è inquieta, ma dall’inquietudine nasce talvolta la virtù, e i muri possono e devono cadere. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube