Scusate,posso dire la mia? da uomo della strada

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Nell’agosto del 2013 Silvio Berlusconi, al tempo indiscusso leader di Forza Italia, viene condannato in via definitiva a poco meno di quattro anni di reclusione per il reato di frode fiscale.

Subita la condanna che sconterà ai servizi sociali il politico subisce l’onta della cacciato dal Senati in quanto indegno del laticlavio che, il popolo italiano, in libere elezioni, gli aveva elargito. Detta esclusione fu ritenuta illegittima  da molti, in quanto applicata in funzione della Legge Severino, approvata in tempi successivi all’ipotesi di reato e, pertanto, applicata  retroattivamente. Cosa che non è ne buona ne giusta.

Si da il caso che nel frattempo un altro processo, il cui cordone ombelicale  è parte integrante  delle “malefatte fiscali” dell’ex presidente del consiglio, si dipani questa volta in aule civili. Si arriva alla sentenza e questa fa sobbalzare in quanto in parole povere ci dice che Berlusconi non ha mai posto in essere operazioni fittizie al fine di pagare meno imposte. E allora la condanna penale?

Di più.  Nel corso di Quarta Repubblica, Porro ci fa ascoltare una registrazione ambientale dove il dott. Amedeo Franco dice alcune cose che qui riporto nel virgolettato apparso anche sul quotidiano  Il Giornale. Dice il dott. Franco:

 “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà, a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero. Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo”. Ma chi è Amedeo Franco? Era, udite, udite, il relatore della sezione feriale della Corte di Cassazione presieduta dal giudice Antonio Esposito che condannò in via definitiva Berlusconi per frode fiscale.

Io, da uomo della strada privo di docenze e lauree, di tesserini e quant’altro dia un minimo di vantaggio, da uomo della strada insomma, rabbrividisco. E chi non rabbrividisce con me…. sentenza lo colga, parafrasando una frase resa celebre da Amedeo Nazzari nella Cena delle Beffe di Sen Benelli.

Se tutto ciò è vero, il potere giudiziario entra a gamba tesa nel potere legislativo per eliminare un parlamentare dalla scena politica. Non si può fare.  I padri costituenti non intesero ammettere  ciò quando scrissero la nostra Magna carta, anzi crearono pesi e contrappesi  allo scopo che ognuno stesse al suo posto senza invasioni di campo altrui. L’implicazioni di un tale sistemi si sa dove iniziano ma non dove possono finire. Si parla già di colpo di stato giudiziario; come si fa a dare torto.

Molti miei pari sono stati educati a vedere le Istituzioni come stelle Polari e, pertanto, tutto ciò lo trovano sbalorditivo al punto Sperano di vivere un momento onirico dopo il quale aprendo gli occhi potranno dire con sollievo: “che brutto sogno che ho fatto stanotte”.

foto Giuseppe Rinaldi

 

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