Quel video di Edi Rama virale tra gli italiani

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di Geri Ballo

QUEL VIDEO DI EDI RAMA VIRALE TRA GLI ITALIANI – di Geri Ballo

“È sabato sera quando il primo ministro albanese Edi Rama posta sul suo canale Facebook ErTv il video di accompagnamento dei 10 medici e 20 infermieri in partenza per Fiumicino e destinati ad aiutare sul fronte anti-Covid in Lombardia. Il mattino dopo il video circola incessantemente da un telefonino all’altro ed è un susseguirsi di tweet e post di italiani che ringraziano, compresi ministri, parlamentari e giornalisti. Alle 17 di domenica in vetta alla classifica delle tendenze di Twitter c’è #Albania, seguita al quarto posto da #EdiRama e all’ottavo posto da #Albanesi, mentre qualche ora prima anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha postato i suoi ringraziamenti accompagnati dalla bandiera rossa con l’aquila bicipite al centro”. È passata una settimana da quel video e sul sito del Centro Studi Internazionali –Ce.S.i. – Geri Ballo riflette su quanto accaduto, provando a spiegare cosa ha colpito gli italiani e perché.
“L’empatia e l’aiuto albanese
Cos’è dunque che colpisce in questo video, facendolo diventare virale? Non l’entità dell’aiuto, concreto ma pur sempre simbolico per un Paese dove migliaia e migliaia di medici e infermieri hanno risposto all’appello della Protezione civile per andare volontari nelle zone più colpite.
Si tratta quindi di altro: della forte empatia che si crea quando un amico povero dà un aiuto inaspettato a quello ricco nel momento di maggiore difficoltà. E poi la riconoscenza espressa da Rama, che ricorda agli italiani quanto hanno dato, quanto hanno saputo costruire di bello e di durevole in altri Paesi, grazie alle istituzioni di ogni ordine e grado, alla cooperazione, alla società civile italiana sempre attiva nei momenti difficili del Paese sull’altra sponda dell’Adriatico e di molti altri nel mondo.
Quel bene ora ritorna ed è moltiplicato agli occhi di chi lo riceve dal messaggio di non essere soli che porta con sé.
Questo spirito di fratellanza e unione nelle difficoltà ha un nome: europeismo, una bandiera che l’Albania di oggi porta nel cuore oltre che nelle sedi istituzionali più rappresentative. E lo fa perché si riconosce negli ideali europei, ma anche perché l’Italia e gli altri paesi dell’Ue, così come le istituzioni comuni europee, hanno reso tangibili in questi trent’anni i progressi in termini di sviluppo e gli orizzonti ideali a cui può aspirare l’Europa.
Messaggio recepito in pieno da un’Albania uscita a pezzi dalla dittatura, finalmente schierata dal lato giusto, quello delle libertà, dei diritti e della solidarietà occidentali ed europei, aspirazione degli intellettuali albanesi da secoli. Messaggio che ora è giusto venga riportato là dove ha avuto origine: in Italia e in Europa in un momento cruciale per la loro storia. La piccola Albania fa scattare quel “sentiment” di fratellanza che sembra non arrivare in Italia da altri Paesi – tradizionalmente considerati molto più vicini – o che comunque non arriva quanto ci si aspettava.
Albania europeista
Il presidente francese Emmanuel Macron nell’intervista a Repubblica del 28 marzo, si chiede amaramente – a fronte dello spazio mediatico e politico dato agli aiuti in arrivo da Cina, Russia e Cuba – “perché non si dice che la Francia e la Germania hanno inviato due milioni di mascherine e decine di migliaia di camici in Italia?”.
Da qui ad utilizzare l’aiuto albanese in chiave anti-Ue il passo è breve e infatti ci sono politici italiani che l’hanno già fatto, ignorando che è proprio in nome di questo spirito che l’Albania si è mossa.
Contemporaneamente piovono critiche su Twitter per una parlamentare italiana a cui, rea di aver parlato di gesto europeista dell’Albania, le si ricorda che questo Paese non è membro dell’Unione. Eppure dovremmo avere esempi sufficienti per sapere che l’europeismo non è appannaggio esclusivo degli Stati membri. È certamente nato prima l’europeismo – lo spirito, i valori fondanti, il senso del mettersi insieme dopo guerre che oggi chiamiamo fratricide – dell’Europa unita.
Non c’è dunque nessun lapsus: si può essere profondamente europeisti senza essere Paesi membri dell’Ue. E l’Albania lo è, trasversalmente ai partiti politici, ai ceti sociali, ai territori in cui vivono gli albanesi, compreso il convinto europeismo degli albanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Ora ci aspettiamo che lo siano anche i Paesi membri dell’Ue, coloro che ci hanno indicato la via e che oggi sembrano averla perduta”. 

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