Il di più donna

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Chissà perché le donne sono sempre alla ricerca di rispetto e indipendenza.

In fondo hanno tutte le carte in regola. Sono attrezzate per raggiungere gli uomini in tutti i settori più importanti della vita e anche per conquistare una chiara superiorità. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre superare il muro di resistenze che frenano la loro energia: la paura dell’indipendenza, la paura dell’insuccesso, il peso della responsabilità, il timore di non essere più amate e l’eterna paura, che è dei dei forti e decisi, di essere sfruttate. Non esiste una formula indolore e anche le donne più sicure possono ricadere negli schemi tradizionali di sottomissione, dai quali liberarsi risulta poi molto difficile. Pare essere necessario un percorso doloroso, un cammino di esperienze per sciogliere i disvalori e lucidare i valori, par acquisire quell’amara consapevolezza che non basta fare tutti i compiti per meritare la promozione. Illuminante Ute Ehrhardt, la psicologa tedesca che per prima ha affrontato il tema delle «cattive ragazze». Lei propone una strada possibile. Un passo tormentoso, ma certo e necessario, costellato di esempi e testimonianze, per conquistare una profonda consapevolezza di sé, del proprio valore e delle proprie aspirazioni. Soltanto attraverso un’attenta analisi dei perché educativi e sociali che hanno condizionato e condizionano le donne è possibile interrompere il circolo vizioso che le porta ancora oggi ad assumere ruoli di secondo piano nel lavoro o nelle relazioni. Soltanto smettendo di essere «brave ragazze» si può diventare donne vere, vincenti.

Evelyn Zappimbulso 

Evelyn Zappimbulso

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