L’associazione tra il Covid-19 e lo smog

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La relazione tra i superamenti dei limiti di legge riguardo le concentrazioni delle polveri sottili ed il numero di casi infetti da Covid-19, è un argomento molto discusso e che tiene banco in questi giorni.

A proposito, si rappresenta la possibilità, ma senza evidenze scientifiche specifiche, che l’insieme delle particelle eterogenee sospese, sia liquide che solide, aventi dimensioni microscopiche o sub microscopiche, ovvero il particolato atmosferico, determina in soggetti sensibili, (anziani, persone con patologie o fumatori), effetti di infiammazione ed irritazione locale nei bronchi. Ciò renderebbe queste categorie di persone, maggiormente vulnerabili al virus.  Sembra infatti che l’aria inquinata e le polveri sottili, siano presenti in maniera massiccia sia in Cina, sia sulla Pianura Padana comprese le zone di Brescia e Bergamo (zone più colpite in Italia e guarda caso le più inquinate), per questo ricercatori stanno cercando di trovare certezze su tale relazione: Covid-19 con clima, ambiente e qualità dell’aria

Si è già visto come nelle ultime settimane l’inquinamento in Pianura Padana sia crollato quasi a livelli storici, per effetto delle restrizioni governative, ma non basta: il traffico veicolare costituisce solo il 20%. Dobbiamo ridurre altre emissioni, di fabbriche, aziende e mastodontiche industrie per avere un effettivo miglioramento dell’aria.

A dare ulteriore forza a queste conclusioni c’è il fatto che Wuhan, la città cinese da cui il contagio sarebbe partito a fine 2019, è una delle più inquinate al mondo.  E anche se lo studio è ancora in fase di validazione, la correlazione fra smog e gravità delle sindromi respiratorie, è stata ribadita più volte. Il motivo per cui queste malattie colpiscono l’apparato respiratorio in generale e i polmoni in particolare, dunque è abbastanza ovvio, le cause e tra cui i virus pare abbiano vita più facile in zone dove già “normalmente” è più difficile respirare, o in persone che già faticano a respirare, come i fumatori. Numerosi studi hanno dimostrato che chi aveva il vizio della sigaretta aveva più probabilità non solo di contrarre la malattia, ma pure di morirne. Ed è esattamente questo che starebbe accadendo con la Covid-19. Dunque anche se ancora non vi sono conferme scientifiche a riguardo, certamente questa teoria, rappresenta un punto di partenza tanto suggestivo quanto plausibile per le indagini in corso.

Detto ciò, bisogna considerare il caso in cui questa teoria dovesse rivelarsi errata, dunque nel caso in cui l’equazione della diminuzione dell’inquinamento non fosse valida. Perché in realtà se è vero che sicuramente diminuiscono le emissioni, non è altrettanto detto che questo porti ad avere sempre valori più bassi del limite. Le grosse perturbazioni atmosferiche iniziate proprio nei giorni del calo, potrebbero essere il principale motore del cambiamento, con il rimescolamento della massa d’aria a tutte le quote, per questo si può anche teorizzare che l’abbattimento dell’inquinamento non è così legato al decreto sul coronavirus, o potrebbe essere vero in parte.  Tale equazione non si può validare anche perché se la gente rimane più in casa potrebbe aumentare l’inquinamento da riscaldamento.

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