“Pietre di inciampo” sulle foibe a Trieste

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TRIESTE –  Fabio Scoccimarro è stato presidente della Provincia di Trieste, presidente dell’agenzia di riscossione comunale denominata Esatto ed è, attualmente, assessore regionale alla difesa dell’ambiente, all’energia ed allo sviluppo sostenibile; quindi persona molto nota nella città di Trieste.

Nella giornata di ieri, nella cornice dello storico Caffè Tommaseo, insieme all’avvocato Claudio Giacomelli, segretario provinciale del partito Fratelli d’Italia, Scoccimarro ha presentato l’iniziativa finalizzata a collocare alcune pietre d’inciampo per commemorare le vittime delle foibe, ovvero «per mantenere ben salda la memoria della tragedia che si abbatté nel secondo dopoguerra su molti istriani, fiumani, dalmati e triestini». All’iniziativa ha partecipato anche l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Elisa Lodi.

L’assessore Scoccimarro ha spiegato che le pietre saranno donate al Comune di Trieste affinché decida di comune accordo con i promotori dell’iniziativa la loro collocazione sul territorio cittadino.

Le prime 13 pietre saranno dedicate a Norma Cossetto, ad 11 agenti dell’allora Pubblica Sicurezza ed una in memoria di tutte le vittime nel loro complesso. Norma Cossetto è stata una studentessa italiana, nata in Istria, nei pressi di Visignano, uccisa dall’esercito jugoslavo nel 1943.

L.L.

                       storico Caffè Tommaseo

“Pietre di inciampo” sulle foibe a Trieste

Qualche anno fa, come è noto, il relazione alla giornata che in Italia ricorda le vittime della Shoà e dell’antisemitismo, si è provveduto ad apporre, davanti alle abitazioni degli ebrei deportati nei campi di sterminio nazisti e mai più ritornati, delle targhe a ricordo della loro deportazione e scomparsa. Quest’anno, in occasione della giornata del 10 febbraio, che ricorda l’esodo della gente istriana dalle terre che il trattato di pace aveva ceduto alla Jugoslavia, due politici triestini, Scoccimarro, assessore regionale, e Giacomelli, segretario del partito “Fratelli d’Italia”, hanno preso l’iniziativa, avallata dalle autorità amministrative, che governano la città e la regione giuliana, di ripetere la stessa cosa per le vittime delle foibe, nel maggio 1945 e nei periodi precedenti. In particolare, la loro iniziativa mira a ricordare i poliziotti della Questura di Trieste, che, in quel periodo, furono passati per le armi ad opera delle forze armate jugoslave. Sarebbero, a loro dire, queste vittime in numero di 11.

Va tenuto presente, però, in proposito, quanto segue: durante il periodo di occupazione tedesca del “litorale adriatico”, allorché a capo delle polizie del litorale stesso ci fu il generale di divisione delle SS Odilo Globocnik, un triestino di origine slovena, il personale della Questura di Trieste fu alle dirette dipendenze di quel comandante supremo fino all’arrivo delle truppe jugoslave, e svolse una intensa opera di affiancamento alle polizie tedesche in funzione anti partigiana. In particolare, un reparto organico della suddetta Questura, l’ispettorato speciale, con a capo il commissario Gaetano Collotti, svolse questa attività con piena fiducia delle SS, che solo a quegli uomini consentivano di partecipare agli interrogatori, particolarmente brutali, che le SS conducevano contro i sospetti di attività partigiana. Quel reparto, che, come è inequivocabilmente noto a livello storico, praticava sistematicamente la tortura sui fermati, è correntemente denominato, a livello sia popolare che storiografico, come “banda Collotti”. Finita la guerra, il Collotti fu fucilato dai partigiani garibaldini, ma negli anni Cinquanta, il Ministero degli Interni gli conferì una medaglia al valore alla memoria per la sua attività svolta durante il conflitto. Equiparare ora quegli uomini eliminati dagli slavi agli ebrei deportati dai nazisti, sicuramente darà luogo ad ulteriori polemiche in una città dove le nostalgie antifasciste sono ancora molto presenti.

Vincenzo Cerceo

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