Il Parlamento iracheno ha votato il ritiro delle truppe straniere

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Durante la sessione straordinaria i deputati hanno approvato una risoluzione che “obbliga il governo a preservare la sovranità del Paese ritirando la sua richiesta di aiuto”

iraq usa presenza militare 
Afp

Parlamento iracheno no ha approvato una risoluzione non vincolante, in cui chiede al governo di mettere fine alla presenza di truppe straniere, in primis quelle Usa, dal Paese, sullo sfondo delle crescenti tensioni per l’uccisione a Baghdad del comandante iraniano Qassem Soleimani.

“Il governo iracheno deve lavorare per far cessare la presenza di qualsiasi truppa straniera sul suolo iracheno e proibire loro di utilizzare per qualsiasi ragione il suo territorio, spazio aereo e acque territoriali”, si legge nel testo della risoluzione, che sollecita Baghdad a cancellare la richiesta di assistenza militare agli Usa. La votazione è avvenuta in una sessione d’emergenza del Parlamento, convocata dopo il raid americano e per alcune ore e’ stato incerto se si riuscisse ad aprirla per mancanza del quorum necessario.

Alla fine, in aula erano presenti 170 deputati su 328. Il presidente della Camera Mohammed Halbusi ha spiegato che per cancellare l’accordo in base al quale le truppe statunitensi e della coalizione anti-Isis sono presenti in Iraq serve varare un’apposita legislazione. Il prossimo passo quindi dovrà essere la presentazione da parte del primo ministro o del presidente, di un disegno di legge ad hoc, che dovrà ottenere l’approvazione del Parlamento in prima e seconda lettura. Dopodiché, scatterebbe una nota con cui si dà un anno di tempo per effettuare il ritiro.

Il premier iracheno dimissionario, Adel Abdul-Mahdi, – che già aveva denunciato la “violazione della sovranita'” dell’Iraq da parte di Washington – si trova gia’ in linea con la risoluzione e lui stesso aveva invitato i deputati a votare in questo senso. Mahdi ha chiesto di intraprendere le “misure necessarie e urgenti” per porre fine alla presenza delle forze straniere; ha poi denunciato la perdita di fiducia, la divergenza delle priorità e la mancanza di rispetto tra le ragioni.

L’imam sciita iracheno, Moqtada al-Sadr, che guida una colazioni sciita in Parlamento, ha definito la risoluzione una risposta “debole” al raid a Baghdad: oltre alla cancellazione dell’accordo di sicurezza con gli Usa, ha chiesto la chiusura dell’ambasciata statunitense e delle basi americane in Iraq e la cacciata degli Stati Uniti dal Paese “con umiliazione”. “Faccio appello in modo specifico ai gruppi di resistenza iracheni e a quelli fuori dall’Iraq più in generale, perché si incontrino immediatamente e annuncino la formazione di Legioni di resistenza internazionale”, contro gli Usa, ha detto Sadr nel suo messaggio al Parlamento. Intanto la coalizione anti-Isis ha annunciato la sospensione di tutte le operazioni in Iraq.

Dal canto suo, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha tentato di ridimensionare il significato del voto. “Il premier è dimissionario ed è sotto enormi minacce e pressioni dalla leadership iraniana”, ha commentato a Fox News, “siamo fiduciosi che il popolo iracheno vuole che gli Stati Uniti continuino a essere li’ per combattere il terrorismo e continueremo a fare quello che serve per tenere l’America al sicuro”.

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