Cosa potrebbe frenare la crescita Usa nel 2020 (e come andrà l’Europa)

Economia & Finanza

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Il protezionismo, l’incertezza della politica commerciale e la geopolitica avranno un peso nell’andamento del Pil americano nel 2020. Secondo Goldman Sachs, l’Europa va invece verso una graduale ripresa

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Sulla crescita americana peseranno nel 2020 il protezionismo e l’incertezza della politica commerciale. Ma è previsto anche un significativo aumento dei rischi geopolitici ed economici dopo il raid Usa che ha portato all’uccisione del primo generale iraniano Qassem Soleimani. Lo rilevano gli esperti di “Oxford economics”, mentre Goldman Sachs vede una ripresa graduale dell’economia europea.

La crescita del Pil Usa dovrebbe quindi rallentare dal 2,3% nel 2019 all’1,7% nel 2020. A frenare la crescita, secondo gli esperti, un raffreddamento della fiducia dei consumatori e la prudenza delle aziende per gli investimenti in un contesto di incertezza sul fronte dell’economia globale e della disputa commerciale. Ma non solo, il raid Usa in Iraq “segna un’escalation significativa e rischia di portare a un conflitto a tutto campo”.

La firma, il 15 gennaio, della tregua commerciale tra Washington e Pechino farà salire il Pil dello 0,2% quest’anno. Ma ci sono anche fattori che remano contro, come il protezionismo ed elementi di incertezza nel negoziato commerciale.

Gli economisti sottolineano inoltre la fiducia dei consumatori, che restano ottimisti, e questo è un fattore importante per fronteggiare elementi di preoccupazione come la brusca frenata dell’indice Ism manifatturiero di dicembre che riflette il rallentamento della crescita globale e gli effetti delle tensioni sui dazi.

L’Europa vista da Goldman Sachs

“L’Europa si è chiaramente rafforzata negli ultimi due mesi” e ci si aspetta “nell’area dell’euro un’ulteriore graduale ripresa della crescita all’1,5% nella seconda metà del 2020”, si legge poi nell’economic research di Goldman Sachs dove viene sottolineato, inoltre, che questo miglioramento “dovrebbe portare il tasso di disoccupazione a un rinnovato calo dopo la recente stagnazione intorno al 7,5%, un numero basso rispetto agli standard europei degli ultimi decenni, ma ancora molto alto a confronto con ogni altra economia avanzata”.

Dall’altra parte della Manica, sottolinea la banca d’affari statunitense, “i numeri della crescita rimangono più bassi, probabilmente a causa della continua incertezza di Brexit“. In particolare, “se l’incertezza su Brexit gradualmente si abbasserà e se la politica fiscale diventerà piu’ stimolante, come ci aspettiamo, la performance di crescita del Regno Unito dovrebbe recuperare il ritardo rispetto ai suoi vicini europei nel corso del prossimo anno”.

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