Per Renzi l’inchiesta Open “mette in discussione la separazione dei poteri”

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Per Renzi l’inchiesta Open “mette in discussione la separazione dei poteri”

“Le toghe non fondino partiti conto terzi”. Il leader di Italia viva invita a reagire, altrimenti “si lascia ai magistrati decidere cosa sia un partito e cosa no”. L’Anm: “Parole gravissime, no a intimidazioni”

 

he si metta in discussione il principio della separazione dei poteri che è una colonna del sistema democratico occidentale”. Matteo Renzi nella sua Enews commenta con durezza le perquisizioni a carico dei finanziatori della fondazione Open. Parole bollate come “gravissime” dall’Associazione nazionale magistrati.

Chi accetta questo, aggiunge Renzi, “lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no. All’alba, centinaia di finanzieri hanno perquisito decine di persone perbene ‘colpevoli’ solo di aver contribuito in modo trasparente e legittimo alla Fondazione Open (la fondazione che ha organizzato fino al 2017 la Leopolda). Tutti bonifici, tracciati, verificabili, dichiarati. In molti casi finanziamenti di anni fa, quando io ero sindaco”.

Nell’inchiesta è rimasto coinvolto anche Marco Carrai. Ex componente del cda della Fondazione e imprenditore molto vicino all’ex presidente del Consiglio, Carrai affermato di aver agito “sempre nel rispetto della legge”.  

“I magistrati non possono cambiare la legge”

“I magistrati vigilano sul rispetto della legge. Ma non possono cambiare la legge o fondare partiti in conto terzi: questo non è loro compito”, prosegue Renzi, “due magistrati di Firenze, Creazzo e Turco, decidono di fare questa ‘retata’ contro persone non indagate. Perché? Perché secondo loro Open non è una Fondazione ma un partito. E come partito ha regole diverse. Ma chi lo stabilisce? E i perquisiti come potevano saperlo? La Fondazione ha uno statuto, un cda, dei revisori, rispetta le regole delle fondazioni”.

“Ci sono migliaia di fondazioni con politici in Italia: Open è tra le pochissime che rispetta tutte le norme sulla trasparenza”, aggiunge Renzi, “perché due magistrati possono ‘trasformare’ una fondazione in un partito solo allo scopo di indagare per finanziamento illecito ai partiti? E soprattutto: in democrazia chi decide che cosa è partito e cosa no? Un magistrato? Ma stiamo scherzando? Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri? I partiti devono rispettare le leggi, le fondazioni devono rispettare le leggi, i cittadini devono rispettare le leggi”.

“Raccomando a tutte le aziende di NON finanziare Italia Viva se non vogliono rischiare: possiamo raccogliere solo microdonazioni di cittadini che non accettano questa gara al massacro contro di noi”, aveva scritto Renzi in precedenza su Facebook.

Chi accetta questo, aggiunge Renzi, “lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no. All’alba, centinaia di finanzieri hanno perquisito decine di persone perbene ‘colpevoli’ solo di aver contribuito in modo trasparente e legittimo alla Fondazione Open (la fondazione che ha organizzato fino al 2017 la Leopolda). Tutti bonifici, tracciati, verificabili, dichiarati. In molti casi finanziamenti di anni fa, quando io ero sindaco”.

Le toghe: “No a intimidazioni”

“Le dichiarazioni di un esponente delle istituzioni che, per reagire a un’iniziativa giudiziaria, attacca personalmente i Magistrati titolari dell’indagine sono gravissime innanzitutto sotto questo profilo, e pur iscrivendosi in un ormai consueto filone di reazioni scomposte, per linguaggio e sostanza, non smettono di suscitare indignazione. Se il tentativo è quello di intimidire i Magistrati, è e resterà vano”.

Replica così a Renzi la Giunta dell’Associazione nazionale magistrati, la quale, ribadendo che le valutazioni dei fatti, della loro rilevanza e della loro qualificazione costituiscono “l’essenza della giurisdizione e ne sono prerogativa fondamentale, respinge “con fermezza l’ennesimo attacco all’autonomia ed indipendenza della magistratura” ed esprime “piena solidarietà ai magistrati fiorentini”. 

Le perquisizioni proseguono

La guardia di finanza ha proseguito anche oggi le perquisizioni nei confronti di persone o aziende che risultano finanziatori della Fondazione Open, oggetto di un’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti da parte della procura di Firenze.

I destinatari delle perquisizioni non risultano indagati.  Si tratta di persone che intrattengono rapporti di natura professionale con uno degli indagati, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi, che deve rispondere anche dell’accusa di traffici di influenze, o semplici sponsor della fondazione che ha finanziato diverse edizioni della ‘Leopolda’, la corsa per le primarie di Matteo Renzi e la campagna referendaria per il Sì al referendum costituzionale.

Lotti: “Mai esistite carte intestate ai parlamentari”

A​​lla base dell’azione dei magistrati ci sarebbe il sospetto che Open si possa essere mossa come “articolazione di partito”, rimborsando poi le spese ai parlamentari mettendo loro a disposizione carte di credito e bancomat.

 “Non sono mai esistite carte di credito o bancomat della Fondazione Open intestati a parlamentari”, dice al proposito Luca Lotti, parlamentare del Pd ed ex membro del cda di Open, “comunque, ovviamente, è tutto rendicontato e messo nero su bianco. Ora chiarito questo punto però, visto che si tratta di un’indagine in corso, lascerei fare agli inquirenti il loro mestiere e nel frattempo eviterei un ennesimo processo mediatico”. 

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