Sette storie di piccole atrocità narrate da Stefano Brusadelli

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

Di

di F. Moretti

A volte basta una sola parola del titolo di un libro per attirare l’attenzione del lettore, questo il motivo che mi ha spinta a leggere i sette mini racconti di Brusadelli. Il termine “atrocità” ha messo in moto la mia fervida immaginazione

Non conoscevo Stefano Brusadelli, mai sentito nominare, spinta dalla curiosità ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che è romano di origini, classe 1955, giornalista. Ha collaborato per Il Mondo, Panorama, occupandosi più che altro di politica italiana, successivamente è passato al Sole24ore. Brusadelli ha iniziato a scrivere, inizialmente cimentandosi con i racconti, e in seguito con i romanzi: I santi pericolosi, Le ali di carta, Gli amici del venerdì che gli hanno dato molta notorietà come autore di noir.

Sette storie di piccole atrocità è una raccolta di narrazioni brevi. Il racconto di apertura, C’è posta da Milano, è la storia del dottor Domenico Cuzzocrea che scopre l’esistenza di uno scambio epistolario tra la sua mamma, ormai defunta, e il suo amante. Tremendo lo smarrimento di questo figlio dinanzi a una madre completamente diversa da quella che aveva sempre conosciuto. La curiosità di sapere di più della donna che lo aveva messo al mondo lo porterà a continuare la corrispondenza. L’interesse un tantino perverso del protagonista è magistralmente architettato dall’autore per trarre in inganno il suo lettore, per arrivare a un finale inaspettato.

Il secondo racconto Il buon fantasma giocherella su quell’aspetto della personalità umana a credere, specie se l’interlocutore è abile a raggirare i sempliciotti. Una storia di ricatti ben articolata.

Il pandispagna racconta la storia di un carabiniere Graziano Ponzoni, il quale mette in atto tutte le sue abilità investigative per scovare chi, ogni 10 ottobre, da anni, invia a casa dei suoi genitori, ora di sua proprietà, una torta di pandispagna. Per il povero maresciallo forse sarebbe stato meglio godersi semplicemente quella leccornia senza troppo indagare, un’amara verità lo attende una volta tolto il coperchio al vaso di pandora.

Il consigliere del Padreterno è un raccontino dai risvolti tragicomici, un pensionato che incarna il perbenismo e la falsa ricerca del rispetto altrui, ma anche lui, alla fine, avrà la sua bella dose di punizione.

Il caffè delle otto è la storia di un abitudinario, il signor Ottorino Pagliuca, il quale per aver deviato di trenta minuti la sua routine quotidiana condurrà una giornata infernale. Purtroppo il mondo è bello perché è vario, c’è chi la vita la vive attimo dopo attimo e chi invece deve programmarla minuziosamente dal giorno prima.

I carissimi cugini mi ha portato alla mente il proverbio “parenti serpenti”, che dalle mie parti si usa ogni qualvolta un familiare antepone il proprio tornaconto al bene della famiglia. Un po’ è quello che accade alla famiglia Spanò a seguito della morte di un cugino ricco, mai considerato in vita, e appena sepolto, sono lì come avvoltoi a volteggiare sull’eredità. L’autore ha dato a questo racconto un finale terribilmente vendicativo.

Ultima storia Il dio di Campo Marzio, è una bella storia d’ amore tra due persone non più giovani. In questo racconto l’atrocità, a mio avviso, sta nella solitudine degli anziani, lasciati soli al loro destino, e nonostante tutto cercano di farsi forza l’uno con l’altro. Un bel racconto conclusivo che invita il lettore a una riflessione sulla condizione umana.

Ho apprezzato la lettura di queste sette storie. Stefano Brusadelli è un bravo scrittore, ha saputo fotografare con il suo stile asciutto e lineare vicende del vivere quotidiano, fatte di menzogne, ricatti, manipolazioni, credulità. Accurate le descrizioni dei personaggi e dei luoghi, protagonista la sua città, Roma, rappresentata cupa e grigia, con un “alito umido”, la pioggia la fa da padrona in questi racconti. Lo scrittore ha voluto evidenziare l’altra faccia della capitale, quella non festosa, luminosa, forse perché già troppo messa in risalto da altri. La lettura di questo libricino è scorrevole e piacevole, ve lo consiglio se volete trascorrere un po’ di tempo in compagnia di “singolari atrocità”.

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete: redazione@corrierenazionale.net

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