Il Bari si addormenta, si sveglia troppo tardi: solo un pareggio contro la Vibonese

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Per non perdere contatti con la vetta e con diversi problemi di formazione, il Bari era chiamato a dare continuità a risultati, allungando la serie positiva possibilmente con una vittoria.

Vivarini lo aveva detto in settimana: la gara aveva un coefficiente di difficoltà elevatissimo a causa della Vibonese che quando è in giornata non ne ha per nessuno, e non sarà stato un caso che abbiano stritolato il Catania e ottenuto anche altri risultati di prestigio segnando pure tanti gol. Ma questa volta il Bari ha dovuto segnare il passo. O quasi. Un pareggio che è parso un risultato giusto per quanto fatto vedere dalla Vibonese, per quanto non ha fatto vedere il Bari, e per quanto ha fatto intravedere il Bari soltanto negli ultimi quindici minuti di gara, troppo tardi per riprendere la gara. Sarà stato il centrocampo con gli uomini contati, fatto sta che anche oggi, come a Catania, non è stato un Bari spettacolare, è stato un Bari timido e, spesso, confusionario tra il centrocampo e la difesa che han fatto a gara a chi sbagliasse di più, tra non poche difficoltà, peraltro ampiamente previste, grazie ad una condotta mai convincente – occorre dirlo – ottenendo un risultato striminzito che lascia intendere che non v’è stato un reale dominio sul terreno. La differenza, tuttavia, l’han fatta i gol e la troppa vocazione alla sofferenza, caratteristica costante del Bari che dimentica, però, che non sempre gli può andar bene, come oggi, appunto. Problemi tutto sommato nella norma, con la Vibonese a fraseggiare come fan tutte le squadre che calcano l’erba del San Nicola sospinte dal desiderio di non sfigurare mettendoci il 101% di forza, ed il Bari che ci ha messo troppo tardi carattere crescendo solo a sprazzi allorquando ha avuto la possibilità di farlo, ovvero ad inizio del primo tempo e sul finale di gara. Poco gioco, come sempre, pochi sofismi nonostante le bozze di gioco incoraggianti intraviste fin qui. Insomma il Bari è parso come quello di inizio stagione. Rimangono i punti guadagnati ed una classifica che migliora partita dopo partita ma mancante ancora di quello slancio definitivo, anche se rimane la sensazione che questa squadra possa migliorare ancor di più completando il percorso intrapreso da Vivarini, ma per volare è necessario ben altro soprattutto occorre crescere, essere in grado di alzare la volumetria dell’aggressività in tutto il campo, di progredire in personalità, ed il Bari ha i soldati giusti ma non sempre feriscono, anzi spesso sbagliano clamorosamente addormentandosi in campo. Come oggi. I risultati di Vivarini ci sono, inutile nasconderlo, ma occorre tener presente, nel processo di crescita, anche i limiti di cui dispone attualmente la squadra, limiti che devono essere corretti anche a costo di tornare sul mercato a gennaio prossimo, così come sicuramente si farà. Nel frattempo occorre dare merito all’allenatore abruzzese di aver invertito il trend che con Cornacchini stava prendendo un verso pericoloso. L’allenatore non è un mago ma ha voglia di ingrandirsi con l’obiettivo di vincere, almeno questo è quanto vogliono in società. E fino adesso lo sta facendo senza riflettori, sotto traccia.

Senza mezzo centrocampo a causa della stanchezza accumulata nelle tre gare di una settimana fa, Vivarini scegliendo la continuità, ha mandato in campo la formazione migliore su cui poteva contare con Frattali in porta, Perrotta Di Cesare e Sabbione dietro, Berra e Costa ai lati, Awua, Schiavone a Folorunsho al centro, Antenucci e Simeri in avanti.

Primo tempo di marca calabrese a dispetto di un buon Bari, almeno nei primi dieci minuti di gioco, tanto che al 4’ colpisce a freddo andando in vantaggio su una papera tra Altobello – l’ex barese che ha la peggio uscendo dal campo infortunato – e portiere, Greco, che esce a vuoto scontrandosi con lo stesso compagno, ed Antenucci ne approfitta per far gol. Poi ancora Simeri che dal limite dell’area di rigore spara su Greco che ribatte. Il Bari, praticamente, è tutto qui, il campo è di marca calabrese.

La Vibonese prende coraggio, reagisce, mette alle corde il Bari e Perrotta risulta decisivo immolandosi su un passaggio che avrebbe dato al possibilità ad un giocatore calabrese di trovarsi davanti a Frattali, e poi ancora quest’ultimo che esce a kamikaze su Prezioso chiudendo lo specchio della porta sulla linea dell’area di rigore, il quale avrebbe potuto segnare il gol del pareggio. Insomma il Bari cala di ritmo, si smarrisce improvvisamente dando l’impressione di subire il gioco Vibonese.

Ancora un pericolo per la difesa barese per il quale risulta decisivo Berra che leva il pallone ai piedi di Bubas che da solo sta per segnare. E poi ancora Bernardotto che va vicinissimo al pareggio.

Il Bari fa fatica a contenere le folate calabresi, non riesce ad uscire rimanendo rintanato nella propria metà campo attendendo le giocate degli avversari con i suoi centrocampisti in balia delle onde della Vibonese.

L’inizio del secondo tempo non cambia il canovaccio, la Vibonese si rende pericolosa ed il Bari che timidamente prova a mettere il muso nella metà campo avversaria provandoci il contropiede, tanto che Antenucci ha l’occasione per il raddoppio, ma calcia forte e Greco si distende bene neutralizzando il tiro.

Modica cambia gli ultimi tre giocatori a disposizione (ne aveva cambiati già due nel primo tempo) per cercare di alzare ulteriormente il baricentro. Ed ha ragione. Si fa sorprendere la difesa biancorossa col pareggio della Vibonese al 15’ di Taurino su cross dalla sinistra di Tito. Decisamente meritato il pareggio, occorre essere onesti. Per il Bari è tutto da rifare e le prospettive, considerato il Bari visto fino adesso, non sono incoraggianti.

Ma la reazione non c’è, il Bari dorme e lascia campo alla Vibonese tanto che va in vantaggio al 19’ con uno scambio veloce palla a terra con la difesa del Bari a guardare.

Vivarini prova a cambiare qualcosa con Terrani al posto di Folorunsho e con Corsinelli al posto di Costa oggi meno brillante del solito.

Il Bari deve cambiare atteggiamento per provare a riagguantare il pareggio ma la Vibonese di Modica, allievo di Zeman (e si vede), gioca meglio risultando più vivace e soprattutto vincente.

I baresi cominciano a crescere, ma soprattutto a svegliarsi e al 24’ riescono a pareggiare su contropiede con Terrani con un cucchiaino millimetrico che batte Greco. Partita ripresa, ora si deve provare a vincere. E su punizione, Perrotta di testa per poco non segna. E’ l’inizio del tardivo arrembaggio barese. Ora è il Bari che attacca a testa bassa e la Vibonese si chiude nella propria metà campo mettendo, comunque, il muso al di là della stessa risultando anche pericolosa. Vivarini vuole vincere e allora dentro Neglia e Floriano per Awua e Simeri, freschezza e vivacità.

Non c’è un attimo di tregua, il Bari crea opportunità, va vicinissimo al gol e la Vibonese quando può ci prova facendo anche male come nel recupero dove si è mangiata letteralmente il gol della vittoria.

La gara termina qui. Il pareggio allunga la striscia positiva ma in questa fase del torneo le vittorie pesano e così non è stato.

L’esigenza principale è quella di migliorare il più possibile la classifica per non distanziarsi dal gruppo di testa, e per non pregiudicare il campionato anche se non basta perché è anche importante migliorare il gioco, essere più decisi nelle scelte e veloci nelle giocate, non dormire in campo, svegliarsi dal torpore entro cui, spesso, si tende ad entrare, occorre essere più aggressivi sull’avversario. Il tutto non è una formula matematica ma, quantomeno, dovrebbe essere più facile vincere quando si raggiunge una precisa identità ed un fluidità attraverso le quali ognuno sa cosa deve fare. Non siamo ancora al top, e si vede, gli atteggiamenti fin qui visti lasciano alquanto a desiderare E questi non sono segnali incoraggianti. Occorre scalare posizioni in vista di gennaio quando la società, insieme a Vivarini, dovrà fare delle scelte volte all’irrobustimento della rosa. Sperando di stazionare tra le prime tre-quattro e soprattutto sperando che la Reggina, o chi per essa, non allunghi ancor di più.

 

Massimo Longo

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