Il duro affondo di Zuckerberg a Warren: “È una minaccia. Se eletta si va ai materassi”

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Il fondatore di Facebook in un audio rubato durante un colloquio con i dipendenti parla della possibile candidata dem alle presidenziali 2020: “Per noi sarebbe una rogna”, e cita una nota frase del Padrino. La senatrice replica: “La vera rogna sarebbe continuare a consentire a Facebook di attuare politiche competitive illegali” 

 

Un dialogo di due ore. Centoventi minuti di domande e risposte con i suoi dipendenti in cui Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, ha voluto dare indicazioni su chi sono i nemici della società; critici, politici, concorrenti da cui guardarsi.

Doveva essere un incontro privato. Ma qualcuno ha registrato quel discorso e l’ha girato a The Verge che ha pubblicato tutto. Compresi gli attacchi alla senatrice americana Elizabeth Ann Warrenn, forse la più accreditata tra i dem per sfidare Donald Trump nel 2020: “Minaccia la nostra esistenza”, ha detto Zuckerberg.

E ancora: “crede che si debba fare lo spezzatino delle aziende… scommetto che se fosse eletta avremo una causa legale, e che la vinceremo”. “Sarebbe comunque una rogna per noi? Beh si. Intesi, io non voglio avere contese legali con il nostro governo, ma… se qualcuno pone una minaccia che in qualche modo riguarda la nostra esistenza, bene, si va ai materassi e si combatte”, ha aggiunto Zuckerberg riprendendo una celebre frase tratta da Il Padrino. 

La senatrice Warren, 69 anni, eletta nel 2013 in Massachusetts, è considerata da Zuckerberg il nemico numero uno. Non senza motivo. Lo scorso marzo pubblicò su Facebook un post scritto su Medium e lo sponsorizzò. Era il suo manifesto per lo spacchettamento dei colossi tecnologici.

“Tre società – scriveva – hanno un enorme potere sulla nostra economia e sulla nostra democrazia. Facebook, Amazon e Google. Le usiamo tutti. Ma nella loro ascesa al potere, hanno demolito la concorrenza, usato le nostre informazioni private a scopo di lucro e inclinato il campo di gioco a loro favore. È tempo di fare a pezzi le grandi compagnie in modo che non abbiano così tanto potere”.

Il post ebbe una grande eco. Facebook, per reazione, bloccò le inserzioni pubblicitarie dalla pagina ufficiale della senatrice, per poi fare fare marcia indietro.

Ma cos’è lo spacchettamento dei big tecnologici proposto dalla Warren? Nel suo post la senatrice proponeva di usare con Facebook, Amazon e Google una strada non nuova negli Stati Uniti. Spezzare le aziende diventate monopoli. Citava degli esempi: la Standard Oil, la JpMorgan e la compagnia AT&T. Società di pubblica utilità, diventate così grandi da minacciare il mercato della concorrenza, e per questo ‘divise’ in società più piccole.

Lo stesso proponeva per le big companies tecnologiche: una volta superata la soglia dei 25 miliardi di fatturato, alle aziende, nella proposta di Warren, potrebbe essere imposto di scindersi da alcune attività societarie. Per esempio: Amazon dal suo marketplace, Google dalle attività come Ad Exchange, Facebook da WhatsApp o Instagram, per esempio. Sarebbero inoltre vietate le acquisizioni e bocciate quelle già fatte. L’obiettivo della riforma dovrebbe essere, nelle parole di Warren, riattivare un sano mercato della concorrenza e dell’innovazione. E impedire che si innestino nel mercato digitale i meccanismi che finora hanno portato alla nascita di monopoli. 

Alle parole di Zuckerberg ha risposto Warren su Twitter: “La vera rogna sarebbe non aggiustare un sistema corrotto che permette ai giganti tecnologici come Facebook di attuare pratiche competitive illegali, calpestare i diritti alla privacy dei consumatori e eludere ripetutamente la loro responsabilità di proteggere la nostra democrazia”. Se Warren dovesse riuscire a sfidare Trump, e magari a vincere le presidenziali del prossimo anno, per Zuckerberg adesso sarebbe davvero una rogna.  

@arcangeloroc

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