“Di Maio ricopre carica operativa. Il mio leader è Grillo”, dice Giarrusso

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Il senatore pentastellato cita il fondatore anche per spiegare come il Movimento stia rieducando il Pd: “Il M5s non è un partito, è un virus. Ecco, ci stiamo diffondendo”

Alessandro Serrano’ / AGF
Giarrusso  

“Il Pd s’illudeva di normalizzarci, e invece ora mette le multe per i transfughi: siamo noi che li stiamo rieducando, altroché”. In un colloquio con Il Foglio il senatore Mario Michele Giarrusso affronta il tema della o delle leadership dentro al Movimento 5 Stelle.

E Giarrusso sembra inviare messaggi che appaiono trasversali. Non solo con valutazioni sui ruoli – distinti – di Luigi Di Maio o di Beppe Grillo, ma soprattutto con avvertimenti e insinuazioni all’indirizzo del premier Giuseppe Conte, che suonano così: “Conte coltiva ambizioni da leader politico. Ma tenga a mente le parabole di Renzi e Salvini: oggi le leadership si bruciano in fretta. Come Giulio Cesare, che per tre volte rifiutò la corona, ma poi cedé alla tentazione e fu accoltellato, proprio in Senato”, cioè “dove, guarda caso, Giarrusso è ora l’animatore più intransigente della dissidenza grillina” chiosa il quotidiano diretto da Claudio Cerasa

Su Conte poi il senatore 5Stelle insiste: “È bene che oltre al Pd, anche Giuseppe Conte lo capisca: se credono di istituzionalizzarci, si sbagliano di grosso, perché semmai siamo noi che rieduchiamo loro”. La chiacchierata con Il Foglio era partita però da tutt’altra valutazione, racconta l’articolista, e cioè dalla multa ai transfughi del Pd in Umbria, che ha molto colpito Giarrusso, “in positivo”, perché “vuol dire che anche al Nazareno si vanno convincendo che i nostri metodi, quelli che loro tanto criticavano, evidentemente sono virtuosi”.

Forse “qualcuno, nel Pd, si era illuso di poterci ammansire” seguita il senatore. “E invece siamo noi che stiamo contagiando loro. Del resto, Beppe Grillo, con la sua consueta visionaria lucidità, lo diceva già nel 2012: il M5s non è un partito, è un virus. Ecco, ci stiamo diffondendo” dichiara Giarrusso. E “se ora ci imitano, vuol dire che ci temono. Ed è una buona notizia. E’ un segnale chiaro, anche per Conte” insiste.

Il Foglio sottolinea che Giarrusso nella sua conversazione “non cita mai Di Maio” e si chiede: “Forse perché lo considera già bruciato?” Giammai, “questo lo dice lei”, obietta Giarrusso, che però aggiunge subito dopo facendo un distinguo: “Io dico solo che il mio leader, per quanto riguarda me e tanti altri miei compagni, è Grillo” mentre Di Maio ricopre “una carica operativa, nulla più”. “Ma il nostro punto di riferimento è sempre stato e rimane Beppe” chiosa il senatore pentastellato.

E ritornando al premier, se Grillo di recente ha “elevato” Conte, “Beppe ha semplicemente fatto quel che era giusto fare in quel momento. D’altronde, lui da tempo vuole imitare Cincinnato – sostiene Giarrusso –, tornarsene alla sua vita privata dopo avere svolto la sua missione pubblica. Ma adesso in tanti gli stiamo chiedendo di tornare in prima persona, di riprendersi le redini del Movimento e guidarlo come solo lui sa fare a completare la rivoluzione”. E lui, il leader maximo dei 5 Stelle come reagisce a queste sollecitazioni a furor di popolo? “Per ora è un leader riluttante, ma spero che riusciremo a convincerlo” risponde speranzoso il senatore.

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