Su Raiuno arriva Imma Tataranni, la risposta femminile (e femminista) a Montalbano

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Il sostituto procuratore materano nasce nei romanzi di Mariolina Venezia che, intervistata dall’AGI racconta quanto ha dovuto combattere per non farla trasformare in macchietta dai colleghi sceneggiatori (maschi)

 
raiuno imma tataranni montalbano
Agf
 Vanessa Scalera, protagonista di “Imma Tataranni, sostituto procuratore”

Diretta da Francesco Amato, la serie che terremota gli stereotipi di genere è scritta, dettaglio non secondario, da un pool formato da quattro sceneggiatori maschi tra cui spicca Salvatore De Mola, penna del Montalbano televisivo, e dalla creatrice di Imma, già sceneggiatrice di fiction come La Squadra e don Matteo. 

Al centro del racconto ambientato in Basilicata, con i riflettori abilmente puntati sulla magnificenza di Matera,  città della scrittrice, c’è, interpretata dall’attrice cinematografica Vanessa Scalera, il sostituto procuratore Imma Tataranni, 43 anni, pronta ad abbattere il cliché dei personaggi femminili tradizionalmente proposti dalle fiction nostrane. 

Imma è una donna brillante, con una memoria di ferro, tosta, volitiva, ironica e dal carattere scomodo che si muove con decisione sui suoi tacchi e con un variopinto guardaroba altrettanto aggressivo in un ambiente tradizionalmente maschile. Una donna innamorata della sua professione ma anche molto coinvolta nella sua vita familiare, con un marito innamorato e felicemente complice (Massimiliano Gallo) che si assume modernamente gran parte delle incombenze domestiche mentre lei è alle prese con cadaveri e sospettati.

Non manca l’inevitabile suocera tradizionalista che con quella nuora così indipendente e fuori dagli schemi che proviene da una famiglia umile e ha costruito caparbiamente la sua carriera non si trova in gran sintonia. Un personaggio nato ed elaborato sulle pagine scritte di “Come piante tra i sassi”, “Maltempo” e “Rione Serra Venerdì” ma che con la sua forza e i suoi colori sembra creato su misura per imporsi in tv.

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Mariolina Venezia

Mariolina Venezia, ma lei si sente più scrittrice o sceneggiatrice televisiva? 

“L’uno e l’altro, anche se in Italia a volte può succedere di essere rimproverati, se si sa fare più di una cosa. Quando nel 2007 ho vinto il premio Campiello con “Mille anni che sto qui” (Einaudi), uno scrittore legato alla letteratura popolare come Carlo Fruttero, arrivato ultimo nella cinquina in gara, commentò: “gli italiani sono di bocca buona, dato che ha vinto una sceneggiatrice”. Risposi che non disprezzo la tv, anzi la considero la grande narrazione contemporanea, come un tempo, nell’Ottocento, lo erano i feuilleton pubblicati a puntate sui giornali. Oggi è la tv che arriva alla gente, e io non mi vergogno affatto di lavorarci. Importante per me è sedurre gli spettatori, riuscire a parlare alle loro emozioni, senza per questo assecondarli nei loro istinti peggiori”. 
 
La trasposizione televisiva della sua Imma Tataranni la soddisfa? 

“Non sono io che devo essere soddisfatta, ma gli spettatori. Quello che posso dire è che per quanto mi è stato concesso ce l’ho messa tutta: ero l’unica sceneggiatrice donna “contro” quattro colleghi uomini e ho visto combattere la mia Imma non solo nelle vicende di cui è protagonista, ma anche per non essere rappresentata in modo macchiettistico”. 
 
In che senso una macchietta?

“Il personaggio ha un carattere determinato, e in fase di  scrittura i miei colleghi tendevano talvolta a farla apparire una donna un po’ isterica, che qualunque maschio nei paraggi si permetteva di ammonire. Non che gli sceneggiatori lo facessero apposta, ci mancherebbe, ma forse per una questione di genere, tendevano inconsciamente a proiettare su Imma i luoghi comuni che spesso si appiccicano alle donne che hanno a che fare col potere. Imma Tataranni, oltre ad essere un sostituto procuratore brillante, è anche una tipica madre di famiglia,  che si preoccupa di fare la spesa e deve vedersela con una suocera sempre in contrasto con lei. La sua figlia adolescente, Valentina, è l’unica capace di metterla in  crisi. Se in futuro dovesse essere realizzata una nuova serie di Imma Tataranni (il 24 settembre esce il nuovo romanzo  “Via del riscatto” ndr)  mi piacerebbe lavorare con sceneggiatrici donne…”,  
 
Con la sua Imma si è divertita a ribaltare i ruoli di potere  uomo-donna che dominano in tv: lei è il sostituto procuratore, il suo  appuntato-assistente è un ragazzo più giovane e belloccio con cui si  instaura una tensione erotica e suo marito è un uomo con una  professione meno appariscente della sua, felicissimo di accollarsi  anche le incombenze casalinghe… 

“A volte la rappresentazione della realtà è più indietro della  realtà stessa. Per esempio la donna oggi è spesso più cacciatrice dell’uomo, basta guardare fra gli adolescenti. Sarebbe bello poter scrivere delle fiction, anche in Italia, che interessino un pubblico giovane…”.  
 
Lei quali guarda? 

“Mi sono appassionata a Downton Abbey e a Babylon Berlin”. 
 
Ma quanto ha messo di se stessa in Imma? 

“Imma è una donna molto concreta, e io purtroppo non lo sono, però certe volte ho l’impressione che la sua visione della vita mi influenzi: ha un carattere talmente forte che mi ha plagiata. Certo, ancora non nell’abbigliamento, coi suoi tacchi 12 e le sue magliette animalier… ma come lei, anch’io, a volte, non ho paura di essere impopolare”. 

 Imma Tataranni somiglia forse un po’ alla protagonista  dei romanzi di Alicia Giménez Bartlett, l’ispettrice Petra Delicado, fatalmente anche lei presto in tv, in una serie Sky? 

“Me lo chiedono spesso, così come hanno accostato il mio “Mille anni che sto qui” ai “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marquez. In realtà non ho mai letto la Giménez Bartlett, forse però Imma a Matera, come Pedra a Barcellona, vivono e lavorano in una società piuttosto maschilista, che per contrasto produce donne forti.

Chi sono i suoi giallisti preferiti? 

“A parte il grande SimenonRichard Brautigan, uno scrittore americano della Beat Generation, ideatore di un poliziotto privato talmente sognatore che mentre fa le sue indagini si perde a immaginare i giardini pensili di Babilonia. Poi mi piace Léo Malet, coi suoi romanzi dai titoli così esagerati che fanno ridere: “Nodo alle budella”, “La vita è uno schifo”… 
 
Matera, dove lei è nata e viveva prima di spostarsi in Francia e ora a Roma,  è al centro dei suoi romanzi e delle indagini di Imma, con tutta la sua bellezza e le contraddizioni di una città diventata l’epicentro del turismo. 

“Ho iniziato a raccontare il processo di globalizzazione di Matera fin dal primo romanzo incentrato su Imma, ma oggi la realtà supera la fantasia. Prima Matera era un luogo dove rifugiarsi, oggi, da capitale europea della cultura, è nell’occhio del ciclone. La Basilicata sospesa fra tradizione e modernità nella quale si muove la mia protagonista, genera drammi, ma anche situazioni veramente comiche, come la vecchietta vestita di nero che si informa sul bondage in “Rione Serra Venerdì”.

Per interpretare Imma è stata scelta un’attrice di cinema come Vanessa  Scalera, che ha lavorato con Nanni Moretti e Marco Bellocchio ma è  quasi televisivamente sconosciuta. 

“Non è un problema, anzi! Per me, la cosa importante è che un attore sia adatto a interpretare un personaggio”.

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