All’ombra del Terminillo, il Bari la spunta all’ultimo secondo

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Dopo il Pollino a Castrovillari nella doppia sfida contro la squadra locale e quella contro il Rotonda lo scorso anno, dopo l’Etna a Lentini e ad Acireale, ecco anche il Terminillo a Rieti: tre monti “toccati” dal Bari per i quali la squadra di Cornacchini è risultata imbattuta, anzi quasi vincente.

Oltre che cancellare la brutta batosta subita contro la Viterbese, l’obiettivo era provare a dare una fisiognomica, una precisa identità alla squadra cercando di trovare quel centro di gravità permanente nel modulo, ultimamente, troppo ballerino, che non facesse, più, cambiare idea sulle cose e sul gioco (parafrasando Battiato), senza dimenticare che, a partire da oggi, andava registrata, un po’, la difesa fino adesso fin troppo bersagliata e, nel contempo, dare peso all’attacco, fino adesso leggerino con la batteria di attaccanti a disposizione. E, giusto per non smentirsi, Cornacchini ha mandato in campo un inedito 3-5-2 con Frattali in porta, Sabbione, Di Cesare e Perrotta in difesa, Kupisz e Costa ai lati, Hamlili, Bianco (all’esordio) e Terrani al centro del campo. Antenucci e Simeri in attacco.

8 settembre, giorno di armistizi celebri (Cassibile), si provava a sottoscriverne uno con Cornacchini, in settimana oggetto di pesanti critiche, di offese e di aggressioni verbali da parte di uno scriteriato idiota, sotto l’ombra del Terminillo, a Rieti, “Umbilicus Italiae”, ovvero “l’ombelico d’Italia”, ennesima pericolosa squadra inedita da affrontare, patria dei Sabini, alcune donne delle quali furono rapite da Romolo nel famoso ratto delle Sabine, e dove Lucio Battisti ha avuto i natali (anche se in un paese vicino, Poggio Bustone.

Bari coriaceo, non estetico ma efficace. Dopo la batosta con la Viterbese si doveva necessariamente reagire per evitare pericolosi risvolti psicologici e, nel bene o nel male, così è stato fatto. Il Lazio, stavolta, ha portato bene al Bari anche se non in Puglia e tre punti preziosi in classifica. Un successo sofferto, combattuto, meno evidente di quanto dica il punteggio. I giocatori pur favoriti, non recitano la parte delle star ma indossano la tuta da operaio con la quale la fisicità ha la meglio sulla tecnica e la concretezza al gioco. E così che i galletti portano a casa la vittoria. Così come accaduto a Lentini e, se volgiamo, anche contro la Viterbese, la tipologia di partita non sarà né la prima né l’ultima, per questo era fondamentale conquistare la vittoria mostrando carattere e capacità di saper soffrire così come ha fatto contro la Sicula Leonzio. Ma ancora come gioco non ci siamo, occorre fare qualche passo in avanti perché è solo col gioco che possono venir fuori le capacità individuali di qualità. E i due nuovi innesti dovrebbero partecipare alla miglioria.

Nel primo tempo i baresi non soffrono pressoché mai avendo quasi sempre l’iniziativa e costruiscono anche qualche occasione da

Primo tempo equilibrato col Rieti che ha ottimizzato l’unica occasione avuta con un rigore dubbio concessogli e realizzato da Marcheggiani. Il Bari, per contro, ha cercato di fare la partita creando molto grattacapi alla difesa reatina, anzi, è andato pure in gol con Antenucci ma l’arbitro lo ha annullato per un presunto fuorigioco che andrebbe rivisto al rallentatore. Prova a spingere il Bari diventando padrone del campo ma subito dopo è il Rieti a rispondere costringendo il Bari a difendersi, però, con ordine anche perché la manovra laziale non è un granché, apparendo modesta e piena di errori. Tutto qui il primo tempo con il Bari dove, onestamente, avrebbe potuto e dovuto fare di più ma la sensazione è che, ancora una volta, sia entrato in campo senza umiltà. Ma sarà sol una impressione.

Nel secondo tempo Cormnacchini studia qualche alternativa e manda in Campo Corsinelli e D’Ursi al posto di Costa e Simeri. C’è solo il Bari in questa frazione di tempo, il Bari ce la mette tutta risultando padrone assoluto del campo ma evitando di mettere quella incisività fondamentale.

Il Bari ha alcune ripartenze interessanti ma manca sempre un centesimo per fare un euro.

ll tempo c’è per recuperare ma occorre essere più convinti e cinici, ed il Bari commette anche tanti errori e la luce in fondo al tunnel non si vede ancora.

Prova scuotersi, allora, con spunti personali ottenendo solo qualche corne, con Terrani che sembra il più in forma che cerca di dare la giocata giusta da fornire ai compagni.

Cornacchini prova il tutto per tutto con Ferrari a dare peso e fisico in attacco, al posto di Kupisz cambiando ancora il modulo con u 4-3-1-2.

Su un fallaccio su Hamlili  l’arbitro espelle Tirelli, dunque Rieti in dieci e superiorità numerica per il Bari. Ancora una carta per Cornacchini: Roberto Floriamo per un Terrani stanchissimo e insieme a lui, anche Awha al posto di Hamlili, per dare fisicità al gioco anche perché all’orizzonte la luce comincia a vedersi nitida. Nel frattempo il modulo cambia ancora con il 4-2-4, un Bari super offensivo alla ricerca del pareggio che appare meritato.

E al 32’, batti e ribatti, Ferrari riesce a pareggiare. Meritatamente.

C’è ancora tempo per provare a vincere anche se il Rieti tende a difendersi con intensità commettendo anche molti falli tattici.

E all’ultimo secondo c’è il rigore concesso al Bari su un tiro di Ferrari fermato col pungo da Gigli che Antenucci realizza. Il Bari merita la vittoria in una gara giocata con orgoglio e volontà, una vittoria meritata per quanto prodotto in campo anche se il gioco continua a latitare.

L’importante era reagire e la reazione c’è stata. Ci sarà tempo per migliorare il gioco e le prestazioni, per ora godiamoci la vittoria.

 

Massimo Longo

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