Il governo giallo-rosso e l’incognita Rousseau

Politica

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Martedì 3 settembre sarà un giorno decisivo per il Movimento 5 Stelle. Infatti, dalle 9 alle 18, su Rousseau i militanti pentastellati saranno posti di fronte ad un quesito: “Sei d’accordo che il Movimento 5 Stelle faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”. Ma un voto online, su una piattaforma da molti criticata come problematica, può decidere la nascita del nuovo governo giallo-rosso? A prescindere dalla giustezza o no dell’accordo, dopo una settimana di incontri continui, di scontri ma anche di dialogo, potrà bastare il voto di poche migliaia di iscritti alla piattaforma (che ricordiamo non sono la totalità dei votanti M5S) a decretare la fine o la nascita di questo progetto?

A questo proposito infatti, Manlio Di Stefano, sottosegretario M5S, ha dichiarato: “Se da Rousseau dovesse emergere un giudizio negativo sul governo Pd-M5S ne trarremo le conseguenze. Siamo felici di avere un sistema che permette ai nostri elettori di essere parte attiva della politica. Per noi è fondamentale”. Così anche Stefano Patuanelli: “Se dovessero prevalere i no, il presidente del Consiglio dovrà sciogliere la riserva di conseguenza in modo negativo. Non vedo alternativa”.

Intanto questa mattina Luigi Di Maio ha convocato un vertice del partito, ma anche Nicola Zingaretti, incontrerà la cabina di regia dem, dopo pranzo. Nello specifico: il presidente Paolo Gentiloni, i vicesegretari Andrea Orlando e Paola De Micheli, i capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio, le vicepresidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani, e il tesoriere Luigi Zanda.

Nonostante i passi avanti con il programma, continuano a rimanere alcune questioni ancora calde. La vera partita continuano ad essere i dicasteri e in particolar modo la posizione di Luigi Di Maio. A cercare di sbloccare la situazione ci prova il Pd che propone di eliminare la figura del vicepremier, decretando l’attribuzione (forse) di qualche ministero al capo politico pentastellato. La riluttanza di Di Maio ad abbandonare il ruolo di vicepremier è stato criticato da molti. Come commenta Manlio Di Stefano a la kermess di Ceglie Messapica: “Di Maio non è attaccato alle poltrone e farà quello che serve per il bene del Paese. È evidente però che un partito come il nostro che ha il 33% dei parlamentari dovrà avere la quota di maggioranza nel governo e Di Maio dovrà avere un ruolo importante”.

Mentre le trattative continuano, Matteo Salvini continua ad attaccare l’ipotesi del governo giallo-rosso: “L’esperienza è stata rivoluzionaria almeno fino a qualche settimana fa. Se poi in nome della conservazione del potere si scende a patti con il Pd e la Boschi, facciano, io non mi permetto di entrare nel dibattito altrui. Se io dico ‘mai col Pd’ vado avanti nel nome del ‘mai col Pd’”.

Di Sara Carullo

 

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