Viaggiare per conoscere il proprio Sé: intervista a Cristian Nuti

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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Uno dei trend più diffusi, in materia di viaggi, è quella di intraprendere un “viaggio in solitaria”. Ciò che contraddistingue questa tipologia di viaggio è la motivazione che sta alla base di questa avventura. Quando si decide di intraprendere un viaggio di questo tipo ciò che conta non è tanto la meta quanto il percorso, ciò che accade mentre si raggiunge la destinazione prefissata.

Tante sono le motivazioni che spingono una persona ad intraprendere un viaggio in solitaria. È la ricerca di sé stessi, la voglia di sperimentare un’inedita autonomia e liberà il motore di questa scelta. È un viaggio speciale in cui si apprende tanto di sé e del mondo che ci circonda. È in grado di regalarti tanto dal punto di vista umano ed introspettivo.

Su questa tematica, lo scrittore e viaggiatore incallito Cristian Nuti, ha recentemente pubblicato il suo primo libro dal titolo “Appunti di vita” edito da Mondadori. Il romanzo in questione celebra l’utilità che un viaggio di questo genere è in grado ad apportare alla propria esistenza.

Un romanzo introspettivo ricco di imput creativi, riflessioni esistenzialiste. È la storia di un viaggiatore che in preda ad una crisi esistenziale decide di rivoluzionare se stesso lasciando da parte convenzioni, limiti, legami, etichette per mettersi in gioco e avventurarsi in un viaggio emozionante e pieno di sorprese e imprevisti. La destinazione è l’Africa, la meta ideale per fuggire da non si sa bene ancora cosa e in cui abbracciare a pieno la propria solitudine e mettersi “a tu per tu” con la propria anima.

Appunti di vita” è il percorso di rinascita e la scoperta di Sé di un uomo affamato di vita che vuole sentirsi protagonista della propria esistenza lontano dai cliché, dalla routine, dalle etichette e ruoli sociali che lo impediscono di evolversi e diventare ciò che è davvero.

In questa interessante intervista parliamo con lo scrittore fiorentino Cristian Nuti di questo emozionante libro e di come il “viaggio” sia fonte di ispirazione per chi è creativo e per chi manca a sé stesso.

Com’è nata l’idea di scrivere “Appunti di vita”?

In quanto viaggiatore sono sempre stato animato da una sorta di fame di scoperta, dalla ricerca di esperienze inedite. Ed è stata questa la premessa: un tentativo di esplorare l’animo umano. Non volevo che questo libro fosse riconducibile a una letteratura di genere, l’ho pensato più come un “romanzo introspettivo”, una storia in cui il viaggio fosse un’occasione per esplorare sé stessi. È così che ho creato i due personaggi, emblematici e contrapposti tra loro.

Per lei quanto è importante il viaggio nel superare una fase delicata come una crisi esistenziale?

Penso possa aiutare. Il viaggio è l’esposizione all’ignoto, l’incontro col diverso. È fonte di ispirazione, un modo per arricchirsi e conoscere sé stessi. Almeno per me è stato sempre così.

Come mai la scelta dell’Africa come destinazione di questo viaggio che narra nel suo libro?

In realtà in questo romanzo la meta non è determinante. Avrebbe potuto svolgersi da un’altra parte, ma l’ambientazione africana conferisce alla storia il fascino dei luoghi sconosciuti.

Cosa non deve mai mancare nel suo “bagaglio esistenziale” quando decide di intraprendere un viaggio?

Le poche cose essenziali. Il mio bagaglio al momento della partenza è quasi inesistente, quando si decide di viaggiare non si sa cosa ci aspetterà. È quello che succede al nostro protagonista. Intraprende un viaggio non pianificato che si modella durante il percorso.

Per lei personalmente il viaggio è la “meta” o il “percorso”?

Il viaggiatore non parte mai per arrivare, altrimenti il viaggio si svuota di contenuti. Quel che conta è il percorso, il movimento. Si parte per andare. È stato sempre il mio approccio. Meno si sa del luogo in cui siamo diretti e più la nostra curiosità viene stimolata. Il viaggio deve generare un senso di smarrimento e solitudine.

Ad un certo punto il protagonista del suo libro incontra una sorta di “guru”, Eddy. Per lei quanto è importante contare su un guru nella propria esistenza. Lo ha mai avuto?

Non l’ho mai avuto. Il personaggio di Eddy lo è per certi versi, è creatore di molteplici e ispirazionali pillole di saggezza. I contenuti dei dialoghi di quel personaggio si rifanno a una vita vissuta, a esperienze, alla condivisione di momenti significativi con altri esseri umani.

Quanto di Cristian Nuti possiamo rintracciare in Appunti di vita?

Il romanzo è ambientato in luoghi che conosco bene. Ho trascorso molto tempo in Africa, ma anche in Asia, Sudamerica, nelle isole del Pacifico; diciamo prevalentemente in Paesi Tropicali. I personaggi del romanzo sono fiction, però nei contenuti è possibile rintracciare frammenti emblematici delle mie esperienze personali di viaggio.

“Appunti di vita” è fonte di imput creativi come quella sulla notte intesa come cornice ideale per pensare al tempo. È fonte di ispirazione per molti poeti e creativi. Che ruolo ha per lei la notte?

Nel corso della mia vita ho vissuto molto la notte. Amo il silenzio, è un accadimento che fa un grande rumore. La notte è uno spazio incontaminato in cui lontano dalle distrazioni si può lasciarsi andare alla riflessione e all’atto creativo. È di vitale importanza per i viaggiatori, forse lo è anche per i poeti.

Quali consigli darebbe a chi vuole intraprendere un viaggio in solitaria per conoscere se stesso?

Il protagonista del mio romanzo afferma che i consigli non vanno mai dati. Io suggerirei soltanto di farlo da soli, appunto. I viaggi introspettivi in compagnia non esistono, perché significherebbe portarsi con sé frammenti del proprio quotidiano, del vissuto dal quale è estremamente difficile staccarsi. Il resto accade.

Lei è un viaggiatore incallito, sta già pensando al suo prossimo viaggio o un prossimo libro?

Viaggio per circa la metà dell’anno, solitamente nel nostro periodo invernale, ma non programmo mai niente in anticipo. Decido al momento, porto con me l’essenziale, uno zaino piccolissimo è tutto quel che serve per partire. Non ho pensato a un altro libro, perché sono molto preso dalla promozione di “Appunti di vita”. Vedremo.

Ha mai avuto il famigerato “blocco dello scrittore” e soprattutto l’ha mai superato grazie ad un viaggio?

Succede, qualcuno dice che è frequente nei creativi. Mi è accaduto recentemente per la scrittura di un articolo. Ho superato il blocco nel momento più impensabile, casualmente durante uno spostamento. Magari è stata una coincidenza, ma un viaggio è sempre fonte di ispirazioni nuove e può aiutare tanto.

Mariangela Cutrone

 

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