La rivolta degli striscioni

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Continua la rimozione dei cosiddetti “striscioni anti-Salvini”; gli ultimi appesi a Milano in attesa del comizio del Ministro degli interni Matteo Salvini. La proliferazione di questo strumento è stato causato dall’episodio di Brembate in cui i vigli del fuoco avevano rimosso, su ordine della questura, un lenzuolo con la scritta “Non sei il benvenuto” da un’abitazione privata. Resta ancora da sapere quale sia la motivazione per la quale rappresentasse un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza.

L’utilizzo di un mezzo così tradizionale di protesta pare essere anacronistico in un’epoca segnata dall’affermazione del digitale. Si avverte la necessità di ribadire il bisogno di azioni reali e tangibili rispetto a quelle possibili nel mondo dell’Internet. Commenti negativi, spam, dislike potrebbero non bastare più per dimostrare la propria contrarietà perché tutto si perde nell’infinito database del web diventando un numero tra i molti. Lo striscione rappresenta dunque un ritorno al reale, ma ad un reale antico che ricorda le grandi contestazioni, quelle che hanno segnato la nostro storia.

Ogni leader politico viene contestato, da destra e sinistra, ma rimane un importante limite normativo, ossia l’art.72 della legge 26/1948, che punisce “chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata”. Tuttavia, come sostiene Franco Gabrielli, capo della polizia, “Il compito della polizia è impedire turbative nel corso dei comizi e altre situazioni che possano risultare “provocatorie”. Quando si verificano situazioni di potenziale turbativa spetta al funzionario fare le valutazione del caso ed evitare che possano provocare conseguenze.” Sono dunque decisioni discrezionali, ma che vengono contestate nel momento in cui si applicano per la rimozione di striscioni, alcuni dei quali totalmente innocui. Nel 2011 la Corte costituzionale si era espressa in merito spiegando come il diritto di critica possa essere esercitato con espressioni di qualsiasi tipo purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato.

Di fatto, l’attenzione e lo zelo con i quali sono applicate le leggi esistenti hanno causato una reazione a catena che ha visto la proliferazione di striscioni per rivendicare la libertà di manifestare il proprio dissenso.

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