Spionaggio industriale, non solo Trump contro Huawei e Cina

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Ha fatto molto scalpore l’attacco degli Stati Uniti e del presidente Trump alla Huawei, società cinese leader nel campo della telecomunicazione, che è sfociata da un lato nel monito ufficiale a non utilizzare smartphone prodotti dal colosso asiatico e, dall’altro, nell’arresto di vari esponenti anche di spicco del management, sia in Canada che in Europa, cui hanno fatto seguito le contromosse di Pechino.

La guerra tra Usa e Cina. La mossa di Trump e degli Stati Uniti ovviamente ha una spiegazione profonda ed è solo l’ultima notizia della crisi che da mesi vede opporsi il colosso stelle e strisce e il gigante asiatico, che ha dato vita a una lunga guerra commerciale con risvolti di diplomazia internazionale. Il caso specifico di Huawei, in particolare, prende vita da due accuse, ovvero aver violato le sanzioni imposte dagli Usa contro l’Iran e aver cercato di rubare una tecnologia all’azienda americana T-Mobile.

L’ultima accusa, lo spionaggio di Huawei. In estrema sintesi, dunque, anche quella che attualmente è la più nota azienda commerciale di Cina si sarebbe macchiata di una colpa piuttosto “banale” come quella dello spionaggio industriale, una vera e propria piaga che, su scala ridotta, conoscono bene anche le imprese italiane, come si evince anche dall’incremento delle richieste di perizie informatiche allo scopo di difendersi da questo problema.

Un fenomeno in crescita anche in Italia. L’attività di spionaggio industriale, si scopre sul sito di Inside, una delle principali agenzie professionali che opera in Italia in questo settore, si concretizza nel tentativo di acquisire in maniera non autorizzata informazioni industriali, commerciali e segreti da altre aziende e rappresenta un reato anche in base alla legge italiana, che agli articoli 621, 622 e 623 del codice penale equipara questi episodi alla “violazione di segreto industriale”. Il principale effetto è che può danneggiare un’azienda sia a livello di immagine che finanziariamente, e quindi una delle forme di garanzia e autotutela per le imprese è rappresentata dalla richiesta di indagini interne o esterne, oltre che dalla cosiddetta attività di controspionaggio industriale, tesa a controllare le vulnerabilità di dipendenti, collaboratori e soci attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia.

Danni di immagine e finanziari. Nello specifico, lo spionaggio industriale può essere messo in pratica sia da un singolo che da organizzazioni preposte appositamente a questo, e il suo scopo è sottrarre informazioni, brevetti, tecnologie a un’azienda per consentire a una concorrente di ottenere illecitamente benefici e vantaggi. In questa categoria rientrano, tra gli altri, “furti di dati, oggetti, progetti, pianificazioni, brevetti, software, elenchi nominativi, liste clienti, ricerche di mercato”, che possono essere recuperati sia attraverso l’uso di strumentazioni tecnologiche che con strategie e metodologie diversificate, sfruttando anche la buona fede dei dipendenti, come nel caso dei phishing.

Gli eventi sentinella. Gli esperti tengono a sottolineare proprio come i cattivi comportamenti delle persone siano una delle leve sfruttare dalle aziende che spiano, insieme alle vulnerabilità informatiche che semplificano l’accesso di malintenzionati ai dati interessanti. Il sospetto di essere vittima di una situazione del genere viene solitamente destato da una serie di eventi sentinella, tra cui citiamo la perdita improvvisa di commissioni, un calo drastico e sensibile di clientela, dimissioni di massa di dipendenti e continue fughe di notizie senza controllo.

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