Sea Watch 3: un perfetto esempio per spiegare il governo giallo-verde

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Ormai sia la nave della Ong olandese Sea Watch 3, con 32 migranti a bordo, che la Sea Eye con bandiera tedesca, con 17 persone, sono da 16 giorni in balia del mare nelle acque territoriali maltesi. Il problema è l’assenza di porti disponibili a farle attraccare.

In particolare Malta, dopo le dichiarazioni del governo italiano, ha risposto con un dichiarazione esplicativa: “ Il Governo di Malta afferma che la Sea Watch 3 ha condotto il salvataggio in un luogo al di fuori della SAR maltese…più vicino all’Italia che a Malta; quando l’ Ong ha chiesto all’Italia di far sbarcare le persone in un suo porto ha ottenuto un rifiuto: per questo motivo ha dovuto allontanarsi dal punto di soccorso chiedendo rifugio nelle acque territoriali maltesi. L’Italia ha chiuso i porti in tutti i casi in cui, secondo il diritto internazionale, è obbligata a far sbarcare le persone salvate. Il Governo di Malta invita il Vicepremier italiano a verificare i fatti prima di rilasciare simili dichiarazioni astenendosi dal farlo in futuro.”

Dunque secondo il governo maltese, l’Italia avrebbe violato obblighi del diritto internazionale. Al di là delle ragioni di Malta, che mostra differenze rispetto all’Italia nella gestione dei migranti, ciò che preme sottolineare è l’atteggiamento del governo giallo-verde di fronte all’ultima questione umanitaria che prescinde dalla regola dello #stopinvasione.

Salvini in un primo momento si oppone fermamente allo sbarco, Di Maio e il premier Conte (come al solito) cercano di moderare i toni aprendo allo sbarco di donne e bambini. Successivamente Salvini ribadisce la chiusura dei porti nell’attesa che Malta apra i suoi e solo in seguito a ciò si potrà intavolare un accordo comune europeo volto a redistribuire i migranti.

Interviene anche la Chiesa: sia nella persona di Papa Francesco che chiede ai “Leader Ue di mostrare solidarietà”, sia la Curia di Torino che si è detta pronta ad accogliere i migranti. E la risposta non tarda ad arrivare tramite una diretta Facebook: “Finché sarò ministro i porti saranno chiusi [….] Possono fare gli appelli che vogliono, Fabio Fazio, il vescovo, il cantante, il calciatore, ma io rispondo a 60 milioni di italiani che hanno diritto a un Paese in cui si entra se si ha il diritto ”.

Ciò che si evince in questo tira e molla è l’incapacità del governo italiano di mostrare una linea comune nell’approccio alle problematiche importanti, l’ostilità all’accordo e alla messa in discussione, con Salvini che gioca la parte dell’irremovibile come se fosse ancora il Segretario della Lega Nord delle origini, e con Di Maio (e in misura minore il premier Giuseppe Conte) che prova a smorzare le sue esternazioni non sempre ponderate e istituzionali.

Il vice premier Salvini sta preparando la strada con l’accentuazione del suo fronte di opposizione all’Unione Europea sia in vista delle elezioni europee che in virtù alla c.d. campagna elettorale permanente.

Nonostante i ripetuti appelli dei volontari sulle navi delle Ong, la preoccupazione dell’Alto Commissariato per le Nazioni Unite e dell’Unicef, la questione continua a rimanere sul piano politico. Tuttavia la faccenda non è solo un braccio di ferro tra Italia-Malta-Unione Europea, perché i governanti si dimenticano che in ballo ci sono vite umane, che si preferisce lasciare in mare in attesa che qualcuno ceda al più forte.

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