Italiani grandi consumatori di musica e di calcio

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Italiani grandi consumatori di calcio e musica dal vivo, mentre in crisi nera sono le sale cinematografiche. Sono le conclusioni che si possono trarre dai dati dell’Annuario dello Spettacolo 2017 pubblicato di recente dalla Siae, la Societa’ italiana degli autori ed editori, che racconta anche come il settore dello spettacolo sia un’industria con un giro economico da quasi 7 miliardi di euro, cresciuto in Italia piu’ di molti altri settori tradizionalmente forti.

Lo sport da solo costituisce un giro d’affari di quasi 3 miliardi di euro, comprensivo del valore dei biglietti staccati agli stadi, della pubblicita’, delle sponsorizzazioni per le singole gare, dei diritti televisivi e cosi’ via. Segue a distanza la categoria “Ballo e concertini”, che nel gergo dell’Annuario sta per “intrattenimenti danzanti con musica registrata” (discoteche e affini), “intrattenimenti danzanti con orchestra dal vivo” e per le occasioni di musica dal vivo o registrata in cui l’attivita’ musicale non e’ lo scopo principale dell’intrattenimento (per esempio, il pianobar). Nonostante l’acuirsi della crisi, che nel 2017 si e’ fatta sentire sotto forma di 14,2 milioni di spettatori in meno dopo anni gia’ di trend negativo, il cinema riesce comunque a mantenere la terza posizione su questo podio ideale. In generale, nonostante una riduzione del numero complessivo degli spettacoli che si sono svolti in Italia (113.691 in meno rispetto al 2016, pari a -2,56%), gli affari sono aumentati: +4,45%. Se pero’ si calcola la variazione complessiva senza tenere conto del peso del cinema in questa equazione, la situazione e’ ancora migliore: +6,45%. Il che porta a identificare senza ombra di dubbio nel settore cinematografico il grande sconfitto dello spettacolo. Oltre ai 14 milioni di spettatori in meno, il settore ha perso in un anno quasi il 10% del volume d’affari. Ma il volume d’affari generato dallo sport, dove il calcio ha ovviamente un peso sproporzionato rispetto a qualsiasi altra disciplina e dove pesano anche i contratti per i diritti televisivi, equivale al 43,5% del totale

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