Italia e Fezzan, posizioni che avvicinano sulla questione migranti

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Di Giusy Criscuolo

L’Italia per la sua collocazione al centro del mediterraneo e il Fezzan (una delle tre regioni della Libia nel cuore del deserto del Sahara) il cui confine incontrollato con il Niger è il punto chiave per la tratta di esseri umani, sono le mete prescelte dai contrabbandieri di uomini. Prima dei porti Italiani il viaggio per la Libia è lungo e insidioso.

L’Italia, per la sua posizione geografica, rappresenta una delle principali destinazioni per i migranti. Meta per coloro che aspirano ad approdare in Europa per sfuggire alle difficili condizioni di vita nel loro paese. Chi in fuga dal flagello della guerra, chi dalla violenza e dall’estremismo religioso che ossessiona i paesi del Medio Oriente, chi in fuga da guerriglie quotidiane e droga, chi… ma tra queste donne, bambini e uomini, si nascondono anche coloro che non fuggono da nulla, ma che anzi, cercano di perpetrare costantemente il reato di contrabbando umano, di armi, di droga e che trovano in questa situazione di abbandono, terreno fertile per continuare negli illeciti. Sono i contrabbandieri di uomini, coloro che trovano giovamento e ricchezza nel depredare soldi e soprattutto la vita di questi ignari. 

La Libia e le partenze incontrollate dalle coste tripolitane, ma come ci si arriva e soprattutto quali sono le tappe per raggiungere il confine col Fezzan?

Il viaggio dei migranti, per maggioranza Africani, parte da lontano, dai paesi di origine (Tunisia, Eritrea, Sudan, Nigeria, Costa d’Avorio, Mali, Guinea, Algeria, Burkina Faso, Somalia, Sudan…).

Rotte delle migrazioni

Il tragitto attraverso l’Africa è lungo e il punto di arrivo è Agadez in Niger, la porta del Sahara, capitale di Aïr, una delle federazioni Tuareg. I contrabbandieri di uomini si danno il cambio ad Agadez, la città del deserto più grande e la tappa più pericolosa del viaggio. Gli abitanti di questa regione vivono nella tratta di esseri umani e nella droga. Coloro che riescono a superare il viaggio, attendono alle porte del Sahara che i contrabbandieri di uomini li portino su un camion verso il nord, verso Séguédine, per poi raggiungere l’ultimo avamposto che è Madama, a100 KM a sud del confine libico, dove l’esercito Francese si è insediato con una base militare per controllare i confini.  

E’ qui che arrivano i migrati, tra cui potrebbero esserci terroristi, che sfruttano la tratta di esseri umani per confondersi e attraversare le frontiere europee. Tutti provenienti dall’Africa sub-sahariana i quali giunti sulle coste libiche (alcuni ormai costretti sotto minacce a salire su quelle imbarcazioni precarie) si arrischiano in traversate su gommoni o piccoli pescherecci malconci, tagliando a metà la parte centrale del mediterraneo nel loro viaggio verso l’Europa.

Checkpoint. Punto di controllo temporaneo di Tom Westcott.

La mancanza di un controllo e di ordine sulla regione crea i presupposti per un antistato. Queste tribù e questi uomini sentendosi abbandonati da uno Stato che non si impegna nel risollevarne le sorti avverse, si sentono liberi e autorizzati a commettere illeciti pur di sopravvivere. Il problema è che i proventi dei vari contrabbandi e del traffico di esseri umani supera di gran lunga ciò che lo stato potrebbe fare per questi uomini. Dopo la caduta del colonnello Muhammar Gheddafi, dal 2011 al 2017 queste tribù hanno affrontato diverse guerre intestine, sfociate in una guerra civile. Tutto per ottenere il controllo del paese e sulle tratte degli illeciti. Le forze esterne, tra cui potenze regionali, mercenari stranieri e organizzazioni jihadiste transfrontaliere, sono intervenute in conflitti locali e hanno utilizzato il sud come area di transito. 

Il quadro politico controverso, che si divide in uno Stato rappresentato dal primo ministro Fayez Al-Sarraj e appoggiato dalle Nazioni Unite e dall’altro i nostalgici di Gheddafi guidati dal Generale Khalifa Belqasim Haftar, leader di fatto della Libia Orientale, ha accelerato i processi di destabilizzazione della regione e della diffusione di queste realtà di contrabbando incontrollate.

L’Italia e il Fezzan, fino a poco tempo fa, si sono trovate in sincronia sulla questione dei confini incontrollati, fino a quando i porti Italiani sono stati chiusi. Per l’Italia il problema dell’arrivo incontrollato dei migranti clandestini pare sia iniziato a scemare.

I dati sono visibili sul “cruscotto giornaliero” che il Ministero degli Interni pubblica quotidianamente.

http://www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/cruscotto_statistico_giornaliero_30-07-2018.pdf

Per poter porre fine a questo traffico disumano, è necessario che la Libia riprenda il controllo sul Fezzan e sui confini da cui passano indisturbati i driver della “morte”.

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