Il pathos di Alda Merini in uno spettacolo

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Un concerto teatrale dedicato alla poetessa

Taranto ha vissuto l’onore di uno spettacolo concerto/azione teatrale “Follia, l’altra verità”, in omaggio ad Alda Merini, all’Auditorium TaTÀ per gli Amici della Musica «Arcangelo Speranza».

Era il 1965 ed Alda Merini fu rinchiusa in quello spazio dove la sera si produceva un «caos infernale», dove la paura era scomparsa e si sentiva rassegnata alla morte e dove si rese conto di essere entrata in un «labirinto dal quale avrei fatto molta fatica ad uscire», – così scrive Alda Merini nell’incipit del suo libro in prosa “L’altra verità, Diario di una diversa”, apparso per la prima volta nel 1986 e che terminò a Taranto durante il suo soggiorno tra il 1983 e il 1986.

Come molti personaggi della letteratura del Novecento che ritrovano se stessi in uno ‘spazio chiuso’ – Don Chisciotte della Mancia in prigione, Vitangelo Moscarda nello stanzino della sua banca e Gregor Samsa nella stanza, per citarne alcuni -, Alda Merini ritrova se stessa, la sua vena poetica e il suo ‘spazio letterario’ in un manicomio diviso dal mondo esterno da una cancellata: «un grande dolore può fare un grande scrittore» – commenta la scrittrice.

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Delicati frammenti, passionali e struggenti passaggi poetici e dialogici densi di pathos, hanno attraversato il palcoscenico del TaTÀ, giustapposti, in intima compenetrazione tra teatro e musica, da brani musicali evocativi, dallo stile strumentale barocco, dalla libera realizzazione per flauto e violoncello delle  Variazioni e Improvvisando di Follia di Spagna di Marin Marais, al libero linguaggio musicale dal carattere dodecafonico e strutturale del brano Musica Vneukokvhaja  n. 2 della Danza di Niccolò Castiglioni, agli schizzi pianistici dell’Impromptu di Schubert alla musica sperimentale contemporanea Trio Giallo di Andrea Portera, eseguiti con grande perizia da Mario Ancillotti al flauto, Claude Hauri al violoncello e Siringo Yeknur al pianoforte.

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Lo spettacolo in un unico atto, è stato anticipato da un intervento del giornalista e scrittore Silvano Trevisani che ha pubblicato una biografia di Alda Merini “Michele Pierri e Alda Merini. Cronaca di un amore sconosciuto” incentrata sulla sua storia d’amore con Michele Pierri medico e poeta tarantino di 85 anni ‘costretto’ – così afferma Trevisani e assicura che tutto è documentato – dalla poetessa milanese di anni 53 a sposarla. I due coniugi vivono insieme a Taranto dall’84 all’’87. Trevisani spiega che nel 1983 quando un giovane artista tarantino Giulio De Mitri diede alle stampe la silloge “Le satire della Ripa” di Alda Merini, dopo trenta anni, è stata la rinascita e la ripresa letteraria della poetessa. Trevisani sottolinea che quando nel 1987 fu ricoverata al SS. Annunziata, non fu internata in un manicomio di Taranto, come si legge in molti articoli.

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Aggiungo un aneddoto riferitomi da Mario Marzano, uno scrittore di Castellana Grotte che così racconta: “Ricevetti una telefonata da Alda Merini Presidente Onorario del Gruppo Albatros Il Filo, la casa editrice che nel gennaio 2007 pubblicò nella collana Nuove Voci il mio romanzo #31# Identità Riservata. Poiché il protagonista, che lavorava come me in un ospedale, si era innamorato di una donna sposata e la corteggiava inviandole sms senza essere corrisposto, tanto da impazzire e personificare il suo cellulare attraverso la formazione di un alter ego, la Merini pensò divertita, che fosse un racconto autobiografico. Ma io negai. Conservo questa conversazione come un caro ricordo della grande poetessa”.

Daniela Rubino

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