Anche quest’anno si evolverà con segnali ben lontani da una parvenza di “normalità”. Che non sia solo una nostra percezione lo confermano i fatti che sono stati protagonisti di questi primi mesi del 2018. Anche se non riteniamo che quelli che verranno saranno migliori per una ripresa con effetti risanatori sul fronte dei bilanci familiari e occupazionali italiani. Ora, non consideriamo rilevante verificare il “perché” e il “percome” di una situazione che neppure la più assennata politica potrebbe riscattare. Troppe le concause di lontana origine e ancor più i compromessi che ne hanno consentito il perdurare.
La foto del nostro Paese resta “sfuocata” proprio dopo le recenti elezioni politiche generali. Anche sotto quei profili che dovrebbero essere ben chiari per evitare altri errori. Perché d’alternative ce ne sono rimaste poche. La nostra non è una sensazione di malessere superficiale. Essa è profonda e s’insinua anche in strati della società che ne sembravano immuni. Questo significa che continua a esserci ciò che non funziona nel modo corretto. Soprattutto a livello politico.
Lo avevamo evidenziato già dallo scorso anno. Anche il futuro Esecutivo dovrà fare i conti con questa realtà. Per non arrenderci al fatalismo della situazione, né al pessimismo del momento, non ci resterà che analizzare gli sviluppi dell’iter politico nazionale e i relativi “compromessi” di governo.
La teoria dei due “pesi” e delle due “misure” resta di difficile eradicazione. Che sia solo una nostra sensazione? Non lo pensiamo; anche se siamo disponibili a riconoscere possibili difformità di percorso. Col meccanismo della nuova Legge Elettorale (sempre d’avere inteso bene) anche gli “sconfitti”, avranno un loro “ruolo”. Lo scriviamo, pure se sarà il Popolo italiano a sostenere la “penitenza” di un sistema elettorale che, da subito, s’è rivelato complicato.
Giorgio Brignola