Rimborsi 5Stelle: storia della (solita) politica italiana

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Ancora caos nel Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio procede a nuove espulsioni per il caso dei falsi rimborsi. Sarebbero almeno 14 coloro che risultano inadempienti secondo il Blog dei pentastellati: Francesco Cariello, Gianluca Sassi, Silvia Piccinini, Federica Dieni, Emanuele Scagliusi, Giulia Sarti, Ivan Della Valle, Girolamo Pisano, Maurizio Buccarella, Carlo Martelli, Elisa Bulgarelli, Andrea Cecconi, Silvia Benedetti, Emanuele Cozzolino. Molti di essi sono stati formalmente espulsi, alcuni si sono autosospesi, altri sono in attesa di verifiche del sistema per controllare la veridicità delle accuse di Filippo Roma nella sua inchiesta mandata in onda dalle Iene.

La denuncia riguarda i falsi bonifici che i parlamentari 5Stelle pubblicizzavano di aver depositato sul fondo per il microcredito alle imprese ma che venivano disdetti entro le 24 ore, rientrando così in possesso di quel denaro. Si tratta di una cifra indicativa di più di 1 milione di euro che non risulta essere presente nel suddetto fondo. Questo scandalo va a demolire l’essenza stessa del Movimento: l’Onestà. Quella di chi sostiene che per governare serva solo avere la bontà d’animo e la cosiddetta ‘diligenza del buon padre di famiglia’. La politica non deve dunque essere fatta da competenti e tecnici ma da gente virtuosa, semplice. Queste virtù venivano dunque condensate nella promessa di restituire alla comunità parte del loro stipendio da candidati eletti, allo scopo di tagliare i privilegi tipici della politica tradizionale vista come corrotta. Un gesto presentato come volontario, una scelta che in realtà viene ordinata da un sistema fortemente centralizzato che sfrutta un gesto nobile a scopi elettorali. Nulla di male per chi volesse veramente farlo, ma la natura obbligata viene dimostrata da questo scandalo che di certo non si è ancora concluso. I rimborsi dei parlamentari tuttavia non è una prerogativa unica dei pentastellati: molti esponenti dei maggiori partiti versano da anni parte dei loro stipendi ai propri movimenti allo scopo di finanziare la loro attività politica.

Dunque non è un gesto senza precedenti ma risulta utile presentarlo come tale poichè elettoralmente remunerativo, già dalle elezioni del 2013. Ciò che stupisce è che questa truffa è stata architettata da coloro che si sono presentati come paladini dell’onestà, coloro che fanno della verità una bandiera ma che dimostrano di non essere così tanto diversi dai politici ‘tradizionali’. Mostrarsi come diversi, come migliori, risulta essere teoricamente un’ottima strategia politica che deve essere confermata dai fatti. Dunque il muro alzato per separarsi dai loro tradizionali concorrenti, accusati da sempre di essere corrotti, viziati, privilegiati, forse, sta definitivamente crollando. Hanno dimostrato che nella realtà non sono così differenti ma espressione di una consuetudine patologica tipica della politica italiana: ‘il magna magna’.

Sara Carullo

Comitato di Redazione di Chieti

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