Minoranze nel Mediterraneo tra valorizzazione ed esclusione

Emigrazione & Immigrazione

Di

Intervento di Janiki Cingoli, Presidente CIPMO, al Foro Parlamentare di Milano sulla prevenzione dell’estremismo violento e delle atrocità (PGA) – Milano, 28 novembre 2017. 

In larga parte dell’Area Mediterranea e dell’Africa la questione delle minoranze nazionali, etniche, linguistiche e religiose può dirsi un problema irrisolto. Ciò rappresenta un ostacolo all’effettivo superamento dei focolai di crisi e ad una efficace stabilizzazione dell’intera regione.

Nei Paesi del Sud Mediterraneo le minoranze, spesso autoctone, vengono concepite come una presenza da tollerare e da controllare, nonché come un possibile fattore di indebolimento delle diverse realtà statuali.

Si riscontra una difficoltà a riconoscere la stessa esistenza delle minoranze in quanto tali. Si afferma che si tratta di cittadini come tutti gli altri, che non necessitano di riconoscimenti o tutele particolari.

Eppure, i problemi sono esplosivi, a partire dagli ultimi attentati di Boko Aram in Nigeria, e di Daesh nel Sinai, per non parlare del massacro degli Yazidi, richiamato ancora ieri sera.

La questione è presente in Israele, con la persistente tensione tra maggioranza ebraica e minoranza israelo-arabo-palestinese; e in Turchia, ove si è riacutizzata la questione curda, e parlare di questione armena significa ancora rompere un tabù.

Ricordiamo le campagne denigratorie contro le minoranze musulmane in Europa, come se si trattasse solo di immigranti da tenere a bada, e non in molti casi di cittadini a pieno titolo, che chiedono di esercitare il loro diritto di libertà religiosa.

O del diffondersi anche nel nostro continente di sentimenti e di sempre più diffusi episodi antisemiti.

Palesi i problemi nella gestione dei rom e dei sinti, che pure con l’ingresso della Romania nella UE sono cittadini europei.

Al riguardo, già l’assemblea Generale dell’ONU, con la dichiarazione del Dicembre 1992 aveva invitato a tutelare l’identità collettiva di tali minoranze, adottando misure positive per garantirne lo status e promuoverne la condizione.

Tale concezione è stata ribadita nel 2008 dal Libro Bianco sul dialogo interculturale del Consiglio di Europa.

Al riguardo, l’esperienza italiana rappresenta sicuramente una delle esperienze più avanzate al mondo, fondata sull’articolo 6 della Costituzione Italiana, che sancisce che “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.

La condizione delle minoranze tedesca e ladina in Alto Adige, in particolare, vede tali minoranze riconosciute e garantite attraverso la concessione di una larga autonomia, ratificata dall’ONU, che le tutela con specifiche azioni positive, nell’uso della lingua, nella gestione della scuola, nella distribuzione dei finanziamenti e nella garanzia di proporzionalità nel pubblico impiego e negli stessi organi rappresentativi.

Si possono quindi enucleare alcuni principi generali:

  • Non è sufficiente enunciare l’eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini in quanto individui: i diritti delle minoranze possono così essere ignorati e messi in discussione dalle maggioranze.
  • La protezione delle minoranze richiede, per essere effettiva, che venga assicurato un loro riconoscimento collettivo, comprensivo della loro identità e della loro storia.
  • Essa postula inoltre l’adozione di specifiche misure positive di garanzia, volte a salvaguardare la loro identità e il loro sviluppo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube