Alfano: «Un Erasmus mediterraneo. Integrare la sponda Sud essenziale per la sicurezza»

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Un «Erasmus del Mediterraneo» che crei le condizioni per una maggiore integrazione culturale tra i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Lo annuncia il ministro degli Esteri Angelino Alfano, che oggi apre a Palermo la prima Conferenza dell’ Osce, insieme ai Paesi del Nord Africa, interamente dedicata al problema dei migranti e della loro integrazione. «È il primo atto effettivo della presidenza italiana dell’ Osce spiega il titolare della Farnesina e l’abbiamo voluta in un luogo nel quale hanno convissuto culture diverse, dimostrando che è possibile farlo in pace invece di generare conflitti. Dobbiamo puntare sulla sicurezza, sapendo che anche la cultura può essere una componente essenziale. Con questo incontro vogliamo sottolineare il ruolo centrale del Mediterraneo nella più grande questione della sicurezza in Europa. Per questo la partnership con i Paesi della sponda Sud è indispensabile: occorre condividere più informazioni, elaborare strategie comuni, coinvolgerli nei processi politici».

La Libia è invitato speciale alla Conferenza. A che punto è il processo di conciliazione interna e come stanno funzionando gli accordi con l’Italia?

«Continuiamo a sostenere gli sforzi dell’inviato speciale dell’Onu, Ghassan Salamé, che ha concluso con un esito positivo la prima parte del suo piano. Occorre però ancora lavorare sul tema cruciale, quello del rapporto tra potere civile e potere militare. Noi siamo favorevoli a un processo che includa l’Est. Ricordo che il dialogo Est-Ovest ha segnato un punto importante a Roma, con l’incontro tra i presidenti dei due Parlamenti. Obiettivo è trovare il consenso più largo possibile, ma è evidente che al fondo debba esserci una subordinazione del potere militare a quello civile. Poi ognuno potrà candidarsi in una libera competizione politica. Nel frattempo appoggiamo le istituzioni legittime nella sfida della governabilità e pensiamo che i risultati raggiunti nella lotta al terrorismo e al traffico di esseri umani siano rilevanti. La cooperazione tra Italia e Libia ha prodotto un crescente contenimento dei flussi migratori illegali, grazie anche alla diminuzione del transito dal confine con il Niger. Ora stiamo lavorando per rendere stabili questi risultati».

La caduta di Raqqa certifica la sconfitta dell’Isis, ma pone anche il problema dei foreign fighters che tenteranno di rientrare in Europa. Inglesi e francesi hanno annunciato una linea molto dura. Londra in particolare ha detto che i foreign fighters britannici non verranno catturati e arrestati ma uccisi. Quanto è concreta per l’Italia la minaccia dei combattenti islamici di ritorno?

«Fin qui siamo riusciti a fare dell’Italia un Paese sicuro e solidale, salvando vite umane e tenendoci al riparo in un mondo nel quale, è bene ribadirlo, il rischio zero non esiste. Detto questo, il livello di allerta resta alto. Possiamo contare su un servizio anti-terrorismo straordinario, come altissima è la qualità delle nostre agenzie di intelligence. Abbiamo una normativa avanzata e un metodo di lavoro efficace, con il Comitato di analisi strategiche anti-terrorismo. Il numero di foreign fighters che hanno avuto a che fare con l’Italia è fin qui contenuto rispetto a quello di altri Paesi. Ma sappiamo che per compiere qualcosa di grave ne basta uno. Ecco perché il nostro sistema di collaborazione internazionale rimane attivo, con scambi di informazioni e passaggi tempestivi di notizie che possono essere decisivi. Ecco perché dobbiamo tenere la guardia ancora alta, anche lavorando con i provider del web, parte essenziale della prevenzione».

La vittoria del suo collega e compagno di partito Sebastian Kurz in Austria è avvenuta sulla base di una linea molto dura nei confronti dell’ immigrazione e restrittiva su quello dell’integrazione. Inoltre Kurz potrebbe allearsi con un partito, la Fpoe, che ha radici neo-naziste. Fare propria l’agenda politica dell’estrema destra è un modello per i popolari europei?

«Ho parlato con Kurz pochi giorni fa a Bruxelles e ho ascoltato il suo intervento, nel quale ha ribadito le sue posizioni popolari ed europeiste, da sostenitore del processo di integrazione».

Anche se con lui, l’Italia ha avuto qualche scintilla.

«Anch’io personalmente ho reagito quando aveva proposto di portare tutti gli immigrati salvati nel Mediterraneo a Lampedusa. Ma c’era stata un’identica questione da ministro dell’Interno, quando il governo a guida socialista di Vienna aveva minacciato la costruzione di un muro al Brennero. La strada è quella di una gestione efficiente e leale della frontiera comune, ricordando che fin qui sono stati di più i transiti dall’Austria verso l’Italia, che non viceversa».

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