Questione di PIL

Economia & Finanza

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Lo scorso anno, il Prodotto Interno Lordo (PIL) era ancora in negativo. Valore che non ci siamo sentiti di sottovalutare. Il periodo di flessione economica è diminuito e ora il PIL è, ma di poco, in positivo. Mancano, però, i mezzi per proporre un rilancio dei nostri cicli produttivi ad ampio raggio. Il Bel Paese resterà tra gli ultimi dell’UE; con tutto quello che una posizione in coda potrebbe determinare. Come le altre mosse socio/politiche, anche questa lunga crisi dovrà, alla fine, concludersi. Ma quando e come?

 A nostro parere, manca una sorta di spirito innovatore capace di rafforzare gli aspetti meno compromessi di un sistema che, in ogni caso, ha da essere aggiornato.  Per dare ossigeno all’economia non ci si può basare su previsioni a lungo termine. Per attirare investimenti è indispensabile offrire delle garanzie che non possiamo ancora permetterci. La macchina dello Stato si è inceppata e questa situazione ha determinato quel processo involutivo nato già da alcuni anni, ma che si è fatto eccessivo alla fine del 2014. Tutto quello che, poi, è accaduto, appare come l’effetto di un’economia mal gestita e che non ha tenuto sufficientemente conto dei debiti contratti anche con l’Unione Europea.

 Le mosse governative la dicono lunga sulle incertezze che accompagneranno il 2017. La crisi nazionale, nel suo complesso, ha origini lontane. Quando Economia e Politica si affrontano, gli effetti sono imprevedibili e, spesso, drammatici. Senza nulla valor togliere alle azioni dell’attuale Esecutivo, vedremo cosa capiterà.  E’ chiaro per tutti che bisogna economizzare, ma anche investire con competenza. I “tagli” non sono motivo di velato ottimismo. Comprendere il destino d’Italia non è agevole. Ancor più il nostro ruolo in un’Europa nella quale l’area Euro è in progressiva espansione. Sarebbe, comunque, facile fare dell’ottimismo a buon mercato. Ma non basterà questa Legislatura per ribaltare lo status del Paese.

Il Prodotto Nazionale Lordo (PIL) resterà in positivo (max+1,5 %) per tutto l’anno; ma nulla di più. L’impressione è proprio questa: coordinare le “rinunce” del Popolo italiano; pur senza corrispettivo. Come pegno di un futuro benessere che nessuno, per ovvi motivi, sembra voler garantire.

G.B.

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