Parchi, vaccini, città terremotate… Italia dove vai?

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Una deriva pericolosa

Ad un penoso anche se succinto elenco va aggiunto e stigmatizzato un aspetto sconvolgente e preoccupante: insieme alla mancanza di confronto va denunciato il vergognoso aumento dei signorsì e l’imbarazzante silenzio dei competenti… dove sono finiti gli specialisti? Dove è finito il sano confronto scientifico? Siamo sicuri che se parlassero i veri competenti l’indifferenza del potere sarebbe identico?

Ormai da anni, in Italia, si è persa la sana abitudine del confronto democratico. Sotto lo slogan di «discutere ma poi decidere» in realtà si decide soltanto e si decide in realtà già prima di simulare un dibattito.
A proposito delle trivelle, ad esempio, le discussioni sono state vicino allo zero e un referendum che fa a pugni con il concetto di Stato, è stato in realtà falsato, ridicolizzato e ostacolato.
Stesso spettacolo già dato con il diritto dell’acqua, stesso risultato replicato con la modifica (non richiesta, non necessaria, e aberrante dal punto di visto ambientale) della legge quadro sui Parchi. In quest’ultimo caso, poi, concluso vergognosamente oggi, non una riga, non una notizia, non un servizio… zero informazione. I media, quelli che hanno fatto scioperi sul concetto di diritto/dovere all’informazione, si dilettano nel dare notizie sui roghi forestali, sui cinghiali nelle periferie delle città, sui lupi che assediano le città, sugli orsi avvelenati… ma poi sono totalmente incapaci di capire, di chiedere, di informarsi su come funzionano i parchi.
Stessa replica sul caso vaccini. Qualcuno sa cosa sia successo dopo la firma del presidente Mattarella? Dal fuoco e fiamme, scomuniche e minacce, informazioni e disinformazioni che hanno preceduto questa storica decisione, su un tema così sensibile, ci si aspettava un ampio dibattito, invece? Zero.
Due sono i macro aspetti di disinformazione messi in atto dal sistema: uno il fumo di contrasto dato da temi come la legge elettorale, il referendum, gli emigranti, lo ius soli e intanto passa un nuovo assetto dei parchi che azzera la gestione più altri danni che vedremo, il decreto sui vaccini annaspa, le tragedie italiane sono oscurate, dalle promesse per la ricostruzione dopo il terremoto sacrificate sull’altare della burocrazia, che, secondo un’inchiesta di «La Repubblica», a circa un anno dal terremoto che ha colpito Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria il 92 per cento delle macerie sono ancora a terra, mentre il 92 per cento delle casette di legno non consegnate; le Province, che potevano essere eliminate con un accorto referendum invece di essere usate come ripicca contro una parte degli italiani, minacciano di chiudere le strade che non possono essere riparate.

Ma a questo molto succinto elenco va aggiunto e stigmatizzato un aspetto sconvolgente e preoccupante: insieme alla mancanza di confronto, di cui si accennava all’inizio, va denunciato il vergognoso aumento dei signorsì e l’imbarazzante silenzio dei competenti… dove sono finiti gli specialisti? Dove è finito il sano confronto scientifico?
E non c’è ancora l’arresto o il confino… ma forse qualcuno si sta immedesimando nel clima.

Ma ora, per dare ulteriori elementi ai Lettori per capire queste brevi osservazioni, aperte ad un sano confronto, riportiamo due reazioni di associazioni ambientaliste alla vergognosa legge Parchi, e le osservazioni al decreto vaccini (secondo una sintesi pubblicata da «quotidianosanità.it») prima del parere favorevole dalla commissione Affari costituzionali. Qui è facile vedere le strumentazioni politiche ma anche alcuni sprazzi di lucidità che i veri ricercatori avrebbero dovuto già esprimere invece di essere derisi, sospesi, minacciati.

Parchi: Wwf, la Camera ha approvato una legge che snatura i Parchi

Con il voto di oggi la Camera, non solo ha scelto di snaturare i Parchi Nazionali, ma ha portato indietro di quarant’anni la legislazione di salvaguardia della Natura: le nomine di presidenti e direttori saranno condizionate logiche politiche e interessi locali locali; sarà più facile l’ingresso di cacciatori nei parchi; si introduce un sistema di royalties una tantum per cui non solo «se paghi, puoi inquinare», ma se inquini lo fai a prezzo di saldo. Esiste, infine il rischio che questo testo apra un varco alle trivellazioni anche in aree protette. Questa legge è riuscita, in un periodo di grande instabilità politica nell’impossibile compito di mettere d’accordo gran parte delle forze politiche; quelle stesse forze politiche che hanno fatto abortire la legge elettorale ai primissimi emendamenti: evidentemente le considerano così irrilevanti da non meritare i necessari approfondimenti e l’attenzione che si dovrebbe ai tesori di natura italiani.

La Camera ha deciso di considerare il Capitale Naturale, che le nostre Aree Protette custodiscono, come una merce di scambio da mettere in mano ai poteri di parte e locali invece che un bene comune che appartiene a tutti i cittadini. Ha considerato le Aree Marine Protette che proteggono il mare di un Paese con 8mila chilometri di coste come delle «cenerentole» che non hanno diritto né alle risorse né ad un’organizzazione lontanamente paragonabile a quelle dei Parchi terrestri.
Ha precluso la strada, in modo pressoché definitivo, all’istituzione del Parco Nazionale del Delta del Po, nonostante quest’area nel 2015 abbia ricevuto il riconoscimento internazionale quale Area MaB (Man and the Biosphere Programme) Unesco.

Per mesi il Wwf ha chiesto alla Camera di correggere o abbandonare una legge cucita su misura sui portatori di interessi locali, con proposte di assoluto buonsenso come i concorsi per titoli ed esami per i direttori dei parchi. Per mesi il Wwf ha chiesto un progetto di visione per le Aree Protette: un progetto per i prossimi 30 anni invece di una contro-riforma contestata da tutte le associazioni ambientaliste e da numerosi esponenti della scienza e della società civile.
Quella a cui oggi la Camera ha dato il via libera è una legge che peggiora la situazione delle nostre aree protette: non solo lo Stato fa un passo indietro nella conservazione, ma si apre la strada a una miriade di interessi localistici. Per questa ragione la mobilitazione contro lo snatura Parchi per il Wwf deve continuare al Senato dove questo provvedimento dovrà avere il via libera definitivo.

Lipu: Riforma legge sui parchi, il contrario di ciò che serviva.
Brutta pagina per la legislazione ambientale italiana e futuro buio per le aree protette

«La Camera dei Deputati, in accordo con il Governo e la maggioranza politica, ha licenziato una riforma che trasforma le aree protette in strumenti della politica locale, dimenticando a cosa serva la legge 394. Una brutta pagina, grigia e priva di coraggio, per la storia della legislazione ambientale italiana».
Lo dichiara la Lipu dopo il voto della Camera dei Deputati che ha approvato il disegno di modifica della legge 394/91 sulle aree protette.
«La lista delle cose negative della riforma è molto lunga: dalla cancellazione delle competenze per i direttori dei parchi alla politicizzazione della governance, dallo sgretolamento dell’interesse nazionale al netto sbilanciamento a favore dei poteri locali, dalla possibilità di estrazioni petrolifere al meccanismo di controllo della fauna selvatica, che non risolverà alcun problema di sovrannumero e anzi aggraverà i casi, aprendo i parchi alla caccia e dando ai cinghialai il paradossale compito di far diminuire i cinghiali.
«E che dire dell’umiliazione del Delta del Po, una delle aree più importanti d’Europa per gli uccelli migratori e la biodiversità, che Governo e Parlamento non hanno avuto il coraggio, una volta ancora, di trasformare in parco nazionale?
«C’è tuttavia un tema, solo in apparenza secondario, che descrive il senso di questa riforma: è il mancato riconoscimento dei siti Natura 2000, cioè dei siti europei più importanti per la conservazione della natura, come aree protette ai sensi della legge italiana. Un fatto incredibile, inspiegabile, che dimostra la distanza dei legislatori e di tutti quelli che hanno sostenuto la riforma, dalla missione naturalistica della legge 394.
«Tutte le nostre proposte, tutti i tentativi di dialogo delle associazioni con il ministro, il governo, i relatori, la maggioranza parlamentare sono stati respinti. Il risultato è la mortificazione di una legge storica, fondamentale per la conservazione della natura in Italia, e una delle pagine più grigie della legislazione ambientale italiana.
«L’obiettivo, adesso, è quello di cambiare al più presto questa legge ma soprattutto di stimolare finalmente una politica ambientale diversa, in tutti coloro che hanno a cuore davvero, e non solo a titolo istituzionale, la tutela della natura e sono convinti che è proprio da questa, integrata con le politiche generali, che il nostro sofferente Paese può e deve ripartire».

Decreto vaccini. Arriva il parere favorevole dalla commissione Affari costituzionali del Senato
La I commissione ha votato parere favorevole ai presupposti di costituzionalità al provvedimento, all’esame della Commissione Igiene e sanità. A favore Pd, Ap, Aut-Psi-Maie. Parere contrario da M5S, Ln, e Si-Sel. Si astiene FI.
Arriva il via libera da parte della commissione Affari costituzionali del Senato al decreto vaccini. La I commissione ha infatti votato nella seduta di ieri parere favorevole ai presupposti di costituzionalità del provvedimento, all’esame della Commissione Igiene e sanità. A favore Pd, Ap, Aut-Psi-Maie. Parere contrario da M5S, Ln, e Si-Sel. Si è invece astenuta FI.

Il relatore Bruno Mancuso (Ap), intervenendo ha sottolineato che «oggetto dell’esame in questa sede è unicamente la sussistenza dei presupposti di cui all’articolo 77, secondo comma, della Costituzione». A tale proposito, ha ribadito la necessità dell’intervento del Governo, per «prevenire il verificarsi di pericolose epidemie, che tra l’altro avrebbero un pesante impatto sul sistema sanitario nazionale. L’urgenza, invece, è determinata dalla complessità delle misure necessarie per lo svolgimento di un’ampia campagna vaccinale prima dell’inizio del prossimo anno scolastico». Il relatore ha ritenuto poi necessario stabilire l’obbligatorietà del piano vaccinale, anche per superare resistenze dovute a scarsa informazione. In ogni caso, «è prevista l’esclusione dagli obblighi di vaccinazione, soprattutto qualora vi siano pericoli per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate».

Giorgio Pagliari (Pd) ha ritenuto necessario e urgente l’intervento del Governo, a fini di prevenzione. A suo avviso, in base all’articolo 32 della Costituzione, la tutela della salute pubblica può essere garantita prevedendo un obbligo di vaccinazione a carico dell’individuo, proprio per evitare epidemie che porrebbero a rischio la vita degli individui più deboli. «Sarebbe opportuno valutare, in effetti, la congruità dell’ampliamento del piano vaccinale, ma confido che tale aspetto sarà adeguatamente approfondito in sede referente in Commissione sanità», ha concluso il senatore dem.

A favore anche Lucio Romano (Aut-Psi-Maie) che nel suo intervento ha sottolineato come la vaccinazione abbia esclusivamente un valore di prevenzione primaria della diffusione di patologie con caratteristiche endemiche. «In ciò risiede, pertanto, la necessità e l’urgenza dell’intervento del Governo. A suo avviso, sarebbe stato opportuno inserire nell’elenco delle vaccinazioni obbligatorie anche quella anti-Hpv», ha precisato.

Di contro, Giovanni Endrizzi (M5S) ha giudicato difficile, nel caso in esame, scindere le considerazioni sui presupposti di necessità e urgenza dalle valutazioni di merito del provvedimento. Il senatore pentastellato ha dunque reputato inopportuno affrontare un tema così complesso mediante un decreto-legge, nel quale tra l’altro sono previste dodici vaccinazioni diverse, che – a suo avviso – avrebbero meritato una distinta trattazione. «Nel caso che sia riconosciuta la sussistenza dei presupposti di cui all’articolo 77 della Costituzione, il Gruppo M5S interverrà in sede referente per proporre forme di vaccinazione responsabile, senza misure coercitive».

Di parere contrario anche Roberto Calderoli (Ln) che, premettendo di essere assolutamente favorevole alle vaccinazioni, quale strumento efficace per evitare le malattie infettive, ha sottolineato l’esperienza positiva della Regione Lombardia, «dove vi sono alte percentuali di soggetti vaccinati, grazie alla implementazione di politiche vaccinali basate su un’ampia informazione delle famiglie attraverso i medici di base. Al contrario, il provvedimento in esame risulta irragionevolmente coercitivo e finisce per ledere alcuni principi costituzionali».

In primo luogo, Calderoli ha ritenuto insussistenti i requisiti di necessità e urgenza, «in quanto – come affermato in conferenza stampa dallo stesso Presidente del Consiglio – non vi è alcuna emergenza in corso». Ritiene, inoltre, che la sospensione della potestà genitoriale, quale sanzione per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale, sia «una misura eccessiva, che viola i limiti imposti dal rispetto della persona umana, previsti dal secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione». Infine, poiché la tutela della salute è una materia di legislazione concorrente, come prescritto dall’articolo 117, terzo comma, «sarebbe opportuno prevedere il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni, per evitare ricorsi alla Corte costituzionale, come quello già annunciato dalla Regione Veneto». A suo avviso, l’imposizione di misure stringenti potrebbe risultare controproducente, con la diffusione di un clima di allarme sociale e la conseguente riduzione dei livelli vaccinali. Critica, inoltre, la mancanza della previsione di un indennizzo per eventuali danni conseguenti alla somministrazione di vaccini obbligatori.

Loredana De Petris (Si-Sel) dando il suo parere contrario, ha sottolineato l’opportunità di affrontare l’argomento sulla base di dati scientifici, senza contrapposizioni ideologiche ispirate dalla campagna mediatica in atto. Tuttavia, proprio sulla base di informazioni e dati disponibili, «non risulta che in Italia vi sia una situazione di emergenza tale da richiedere l’adozione di un decreto-legge. Del resto, solo per il morbillo la copertura vaccinale risulta inferiore alla soglia necessaria ad arrestare la circolazione del virus, ma tale situazione si protrae da diversi anni. Il quadro risulta più preoccupante solo nella provincia di Bolzano, dove un numero crescente di famiglie rifiuta il piano vaccinale anche sulla base del confronto con alcuni Paesi europei, tra cui la Germania e l’Austria, nei quali le vaccinazioni non sono obbligatorie».

Ritiene inopportuno, inoltre, «il ricorso alla decretazione d’urgenza su un tema così sensibile, che richiede un equilibrato contemperamento tra diritti costituzionalmente tutelati, quali il diritto alla salute e quello all’istruzione. Peraltro, sarebbe necessario valutare singolarmente i vaccini obbligatori, per valutarne le ricadute sulla salute pubblica, dal momento che in alcuni casi la copertura riguarda malattie non contagiose, come il tetano. Per questo motivo – ha spiegato – sarebbe forse più opportuno che il Governo e il Parlamento si limitino a predisporre una strategia di protezione della salute pubblica con le relative risorse necessarie, lasciando alla comunità medico-scientifica il compito di compilare l’elenco delle vaccinazioni effettivamente indispensabili».
De Petris ha ritenuto inoltre preferibile migliorare l’informazione delle famiglie, anche attraverso il coinvolgimento delle strutture sanitarie di base, senza ricorrere a misure coercitive.

Infine, Fi ha annunciato la sua astensione con Roberto Cassinelli che nel suo intervento, pur considerando indispensabili le vaccinazioni obbligatorie, ha spiegato di ritenere eccessivo portarle da quattro a dodici, «soprattutto perché in Italia attualmente non si riscontrano situazioni di emergenza». Inoltre, «occorre valutare in modo più approfondito il difficile contemperamento delle prerogative individuali e dell’interesse collettivo in materia di tutela della salute, senza ledere, al contempo, il diritto all’istruzione», ha aggiunto. A suo avviso, quindi, prima di assumere misure coercitive, il Governo dovrebbe fornire maggiori chiarimenti, a cominciare da elementi esaustivi sulla situazione sanitaria del Paese. Per questi motivi di perplessità ha annuncia l’astensione del suo gruppo, riservandosi una ulteriore valutazione per l’esame in Assemblea, alla luce delle risultanze della discussione in sede referente, presso la Commissione competente.

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